***Glossario celtico***

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M

Mac «figlio»: parola normalmente usata nell'antroponimia irlandese per indicare, nell'ambito del nesso che lega tra loro i duo nomina, il patronimico. Ne restano tracce considerevoli in britannico, sotto la forma Ab (Ap), riduzione di mab (map) per caduta del v- iniziale subentrato a m-o In gallico il patronimico è indicato, più spesso, dal suffisso -knos «nato da».

Mac Oc «figlio giovane»: altro nome di Oengus, 1'«Apollo» celtico nella sua valenza giovanile. Figlio del Dagda, simboleggia il Tempo.

Macha (*magosia «pianura»): nome della dea eponima della capitale dell'Ulster, Emain Macha. Ella rappresenta altresì e soprattutto un altro aspetto della dea della guerra, la Morrigan (o la Bodb). Circa tutte le sue avventure guerriere nonché il posto da lei occupato nel pantheon, v. La Souveraineté guerrière de l'Irlande, in «Celticum».

Mag Bile: nella grafia anglicizzata Moville, residenza di san Finnian, nella contea di Down, a nord-est di Newtownards secondo Hogan, Onomasticon Goidelicum.

Mag Inis: nella baroni a di Lecale, contea di Down. Significa «Pianura dell'Isola»: ivi la leggenda situa la residenza del re Fomoire Bres.

Mag Meld (<<Pianura del Piacere»): uno dei molteplici nomi dell' Altro Mondo nei testi mitologici ed epici. Si ritrova nel nome dei Meldi gallici, nome passato alla città di Meaux. V. Christian-J. Guyonvarc'h, Notes d'Étymologie et de Lexicographie gauloises et celtiques II, 8. Le nom des Meldi (Meaux, Seine-et-Marne), in «Ogam».

Mag Mogna: pianura mitica situata nell'Irlanda settentrionale, senza altre precisazioni.

Mag Mor, Magmor (<<Grande Pianura»): una delle numerose denominazioni dell'Altro Mondo. È anche il nome di un mitico personaggio che, negli annali, è detto re di Spagna (donde si crede provengano i Goideli) e padre di Tailtiu, terra d'Irlanda e madre adottiva del dio Lug.

Mag Slecht (<<Pianura della Prosternazione»): colà, secondo testi agiografici, gli uomini d'Irlanda andavano a prosternarsi e ad adorare l'idolo chiamato Crom Cruaich, circondato da altri dodici piccoli idoli. Il toponimo è localizzato a Ballymagauran, nella conte a di Leitrim, secondo Hogan, Onomasticon Goidelicum.

Magdalensberg: cima che s'innalza a una ventina di chilometri da Klagenfurt in Carinzia (Austria): ivi gli scavi hanno portato alla luce un sito archeologico celtico particolarmente ricco, che continua anche in epoca romana. La città romana di Virunum, capitale del Norico, sorge nell'area di Zollfeld presso Mariasaal.
 

Magia: è l'aspetto più appariscente della Tradizione, nonché quello più agevolmente accessibile per le intelligenze comuni. Spesso si ha l'illusione che la magia sia preponderante nel mondo celtico: ciò accade perché essa si palesa chiaramente nella fase del declino e della scomparsa. Ma, in realtà, essa è ben lungi dalf'essere l'aspetto essenziale del mondo celtico. Normalmente essa spetta alla grande divinità sovrana, Ogmios in Gallia, Ogme in Irlanda.

 

Magistratus «magistrato»: parola latina usata da Cesare nel De Bello Gallico per designare il titolare di una carica amministrativa civile presso i Galli. Nel caso degli Edui si tratta del vergobretus. Altrimenti ignoriamo il termine gallico nella misura in cui esso differisce da questo. Conforme al significato latino, non si tratta mai di una carica connessa con la funzione religiosa. Per indicare i sacerdoti Cesare dice druides o sacerdotes.

 

Mago: traduzione e adattamento del latino magus. La parola latina è riferita, talora ai druidi, soprattutto nei testi più recenti, antichi e medioevali. La designazione è invariabilmente sprezzante o peggiorativa. Il nome di Simon Mago (Simon magus) è stato tradotto in irlandese Simon drui (druida).

Manannan (<<l'uomo di Man»), nella formula piena Manannan mac Lir (<<figlio di Oceano»): dio sovrano dell' Altro Mondo, compare in un grandissimo numero di racconti. Non è una divinità marina, ma, dato che l'Altro Mondo Irlandese si trova al di là dell'Oceano Manannan deve effettuare la maggior parte dei suoi spostamenti attraversando il mare:
Inoltre il mare è visto (v. Ler) come un elemento, una sorgente di vita. Manannan è «fra-tello» del Dagda, di Ogme e degli altri dèi del pantheon. Ha per moglie Fand (<<Rondine»);
tra i suoi tratti distintivi, i testi accentuano maggiormente il dono della metamorfosi e dell'ubiq~ità. Non viene menzionato nel racconto di Cath Maighe Tuireadh, ma svolge un ruolo Importante in tutte le versioni del ciclo di Étain. V. Manawyddan.

Manawyddan (<<l'uomo di Man»): nome gallese deI'mitico personaggio corrispondente all'irlandese Manannan, nella terza branca del Mabinogi, detta Manawyddan  L1yr (<<figlio di Oceano»).

Manichini: nome dato nelle traduzioni a ciò che Cesare (BGall. VI, 16) chiama simulacra (contexta viminibus membra): ogni cinque anni i Galli chiudevano dentro oggetti siffatti i criminali, i prigionieri di guerra o condannati d'altro genere, indi li incendiavano.

Mantello dell'invisibilità: si tratta dell'indumento proprio degli dèi che, grazie ad esso, sono invisibili agli uomini. L'esempio fondamentale, il più perspicuo, è quello di Manannan il quale, al termine del racconto della Malattia di Cuchulainn, scuote il proprio mantello, d'accordo con i druidi, tra Cuchulainn e Fand per evitare che i due possano incontrarsi nuovamente. In tal modo egli rende Fand definitivamente invisibile a Cuchulainn. V. Feth iiada.

Mantis: nome greco dell'«indovino, profeta o profetessa», usato dagli autori classici per designare i vati galli ci.

Maol (<<Calvo»): uno dei tre druidi del re supremo dell'Irlanda Conn Cetchathach.


Marban: nome del porcaro (e fratello) di Guaire, re d'Irlanda, secondo quanto narra Tromdamh Guaire ovvero L'Onerosa Compagnia di Guaire. L'antroponimo significa «piccolo morto».

MAT-: nel calendario gallico di Coligny qualifica i giorni «fasti». È identico al bret?ne mat, irlandese maith «buono» e ricorre nel suo contrario, preceduto da prefisso negativo, ANMAT-. V. quest'ultima parola.

Math (figlio di Mathonwy) : mitico re del Gwynedd secondo il Mabinogi da lui intitolato, Math Vab Mathonwy. Il re Math è, essenzialmente, un mago ed è connesso con Gwydyon (<<sapiente»). Inoltre il suo nome ha attinenza col simbolismo r~g~le, poic~~ è il nome dell'«orso», rintracciabile nel gallico Matu-, attestato nell'antropommla; cfr. I Irlandese Mathgen.

Mathematicus: in latino «matematico», ma anche «indovino, astrologo» e, per este~s~one semantica, chiunque si occupi di scienze occulte o di misteri religiosi estranei alla religione ufficiale romana. Naturalmente anche i druidi celtici sono stati colpiti dalla repressione volta a indebolire il proliferare di culti di ogni sorta, specialmente orientali, a Roma e nell'Impero nel I secolo d.C.

Mathgen: druida dei Tuatha Dé Danann nel racconto Cath Maighe Tuireadh. Il nome presuppone una forma antica matu- genos «nato dall'orso», che si ritrova nell'antropommla gallica. Cfr. Math.

 

Mazza: è la seconda prerogativa del Dagda (la prima è il calderone). La mazza (lorg) da un lato uccide (in questo mondo), dall'altro (nell' Altro Mondo) resuscita. La traccia lasciata da essa, quando il Dagda la trascina, può servire da confine tra due province. Suo omologo gallico è il maglio di Sucellus; un suo lontano discendente e il mell benniget.(<<maglio benedetto») bretone, che, ancora nel XIX secolo, serviva non a finire i moribondi, quanto piuttosto a facilitare il loro trapasso nell' Altro Mondo.

Medb (<<Ebbrezza»): regina del Connaught, moglie del re Ailill nonnché organizzatrice della grande spedizione della Razzia delle mucche di Cooley, spedizione che riunì le quattro province d'Irlanda, Connaught, Leinster, Munster e Meath, contro l'Ulster. Le numerose infedeltà coniugali di Medb, che non sta mai «senza un uomo addossato all'ombra di un altro», non fanno che esprimere il passaggio della sovranità da un detentore d'altro suo nome esprime e simboleggia l'ebbrezza del potere. Il nome di sua figlia, Findabair, è adombrato da quello della sposa di re Artù, Gwenhwyfar (<<Bianco-Fantasma»), nella leggenda britannica.

Medicina: disponiamo soltanto di indicazioni generali circa la medicina e i medici dei Celti dell'antichità e del Medio Evo. Tuttavia è noto che i medici erano druidi e che praticavano tre medicine, distinte secondo i tre livelli della gerarchia funzionale:
incantatoria al livello sacerdotale; cruenta (chirurgica) al livello guerriero; vegetale al livello artigianale e produttivo.
Nei fatti la medicina è a un tempo un esercizio di intelligenza e di riflessione, una magia e una abilità tecnica. Non può essere confinata o limitata alla «terza funzione». Ben altra cosa è il fatto che nella realtà la medicina vegetale abbia svolto un ruolo preponderante, se si deve prestar fede alle informazioni parziali degli autori antichi (Plinio, Celso, Dioscoride ride). Purtroppo l'Irlanda ci ha lasciato soltanto le sue definizioni generali, escludendo qualsiasi trattato specializzato; ma è evidente che la dottrina medica celtica al pari della dottrina giuridica, è di natura religiosa e tradizionale. Il medico non poteva essere che un druida. V. liaig, Diancecht, Airmed, Miach.
 

Mediolanum (<<Santuario Centrale»): antico nome celtico di Milano, nella Gallia cisalpina. La ~ua fondazione è ascritta da Tito Livio a una spedizione militare guidata da Belloveso, llIpote del mitico imperatore gallico Ambigato. Nel resto del mondo celtico continentale, soprattutto in Gallia, una sessantina di località ha nome Mediolanum. Generalmente tale nome viene tradotto «pianura del centro», ma siffatta interpretazione non tiene conto del simbolismo religioso, poiché in tal uni casi il toponimo designa località situate su alture. V. Christian-J. GUYONVARC'H, Mediolanum Biturigum. Deux éléments de vocabulaire religieux et de géographie sacrée.- Le nom des Bituriges. - Mediolanum, in «Ce1ticum».


Mela: frutto d'immortalità: mangiandolo, si ottengono salute ed eterna giovinezza. La mela procura, altresì, la conoscenza: essa condivide tale prerogativa con gli altri due frutti della scienza, le noci e le ghiande.

Meldi: popolo gallico stanziato vicino ai Parisii, nella regione di Meaux. II nome è connesso con l'irlandese Mag Meld (<<Pianura del Piacere»), in quanto denominazione dell'Altro Mondo. V. Mag Meld.

Merlino: nome, derivato dalla forma latinìzzata Merlinus, del mitico personaggio gallese Myrdhinn, cui la leggenda ascrive uno straordinario dono profetico. Egli è reputato, al p.an .dl TalIeslll, uno del cynfeirdd o «bardi primigeni» della letteratura gallese. Il nome si spiega con una forma antica *mori-dunon «fortezza del mare».

Messaggere (de1l'Altro Mondo): prive di denominazioni funzionali, esse, nei fatti, non hanno nessuna funzione, se non quella di venire a cercare (PF conto proprio o, più raramente, altrui) un felice mortale - principe, re o guerriero d'alto rango - da loro prescelto. Sono sempre donne bellissime e, nella maggior parte dei casi, giungono sotto forma di cigni, che volano a due a due legati da una catena d'oro o d'argento. In irlandese sono chiamate bansid, in grafia anglicizzata banshee.

 

Metamorfosi: è il più comune tratto morfologico dei personaggi dell' Altro Mondo. Infatti molto spesso costoro, allorché vengono sulla terra o ne ripartono, si trasformano in uccelli (cigni). Ma la magia dell'Altro Mondo consente tutte le metamorfosi immaginabili: cambiamenti di stato o di sembianza cambiamenti di livello di esistenza (cfr. il caso di Etain), non gia il cambiamento di esistenza. Quando gli dèi o i maghi la applicano agli umani, la metamorfosi costituisce, nella maggior parte dei casi, una punizione. Spesso la metamorfosi viene confusa con la metempsicosi o con la reincarnazione.

 

Metempsicosi: la parola designa precisamente la dottrina postulante il passaggio dell'anima da un corpo in un altro; è stato a lungo sostenuto che tale dottrina era uno dei fondamenti del druidismo, a corollario dell'immortalità dell'anima e della reincarnazione Ma nei fatti, in Irlanda la metempsicosi si limita a due soli esempi noti, quello di Fintan e 'quello di Tuan mac Camll. In tutti gli altri casi essa è stata confusa, per incomprensione o per carenza d'informazione, con la metamorfosi. Nel vocabolario celtico epicorico non esiste una parola adatta a designare siffatta dottrina.


Miach (<<Moggio»): figlio del dio-medico Diancecht. Secondo quanto narra Cath Maighe Tuireadh Miach a differenza del padre - che si era accontentato di costruire una protesi d'argento per sostituire il braccio mozzato al re Nuada - tenta con successo l'innesto di un braccio vivo. Vendicativo e geloso, Diancecht uccide il figlio. Ma poco più avanti nel racconto Miach è sempre vivo (gli dèi sono immortali!). Il nome, al pari di quello di Airmed (la sorella), è semanticamente connesso con il concetto di «misura», base della dottrina medica indoeuropea. Oirmiach è un doppio di Miach. V. Christian-J. Guyonvarc'h, Notes d'Étymologie et de Lexicographie gauloises et celtiques XXI. 142. Irlandais Airmed «mesure» et Miach «boisseau»; breton arvezirl «examiner», in «Ogam».

Mide: nella grafia anglicizzata Meath : provincia centrale dell'Irlanda, formata prelevando una piccola parte di territorio a ciascuna delle altre quattro grandi province, posta nel centro geografico simbol1co dell'isola. Nella provincia del Mide sorgeva Tara, residenza del re supremo. Mide significa «centro»; i Dindshenchas raccontano le vicende di un eponimo, in virtù del quale il nome si spiega con mi dé «fumo cattivo», dal momento che t.ale Mide aveva acceso un fuoco destinato ad ardere per sei anni. I druidi locali avrebbero obIettato che il fumo per loro non era buono e Mide, per punirli di questo irriverente gioco di parole, avrebbe fatto mozzare loro la lingua. La spiegazione riflette un procedimento tipico degli etimologisti irlandesi.

Midir (di Bri Léith): equivalente di un gallico *Medros, «fratello» del Dagda e dio dell' Altro Mondo. Senz'ombra di dubbio è un altro nome o un doppio del Dagda. Svolge un ruolo importante in tutti i testi del ciclo di Étain, in cui egli è tutore e padre adottivo di Oengus nonché, a un tempo, marito di Étain. Egli viene a riprenderla al re Eochaid, a cui lascia la figlia di Étain che diverrà, mediante un incesto (Eochaid l'ha scambiata per Etain), l'antenata di una lunga stirpe di re.

Midluachair (Slige Midluachra «strada di Midluachair»): nome dell'antica strada (non localizzata con precisione) che portava da Tara a Emain Macha, passando a est di Armagh attraverso Drogheda, Dundalk e Sliab Fuait.

Mil: mitico personaggio, antenato dei Goideli o «figli di Mil» quando giunsero in Irlanda (provenendo dalla Spagna!). La parola non è un prestito latino - come talora si suppone - ma deriva da un tema *mileto- indicante il «combattimento», la «distruzione».

Milano: v. Mediolanum.

Mog Neid: nome di un re del Munster. Significa «servo del guerriero», dato che, verosimilmente, Neid è una forma arcaica di nia, genitivo niad.

Mog Ruith (<<Servo della Ruota»): mitico druida, in cui si può ravvisare, per via'dell'evidente simbolismo del nome, un'avatara o un sostituto del Dagda. Mog Ruith è il protagonista del racconto intitolato Forbuis Droma Damhghaire o Assedio di Druim Damhghaire: si mette al servizio degli abitanti del Munster in lotta contro il re d'Irlanda, Cormac, il quale esige da loro il tributo del boromha. AI pari di Cathbad, druida dell'Ulster, Mog Ruith è non soltanto un druida, ma anche un guerriero, sebbene sia cieco (ma la cecità è un 'marchio' iperqualificante della veggenza). II cristianesimo lo ha screditato, facendo di lui il responsabile della decapitazione di san Giovanni Battista, causa remota di tutte le sventure dell'Irlanda nonché - sia detto qui incidentalmente - della sua scomparsa dalla maggior parte dei racconti epici e mitologici

Momoros: presso lo Pseudo-Plutarco, nome di uno dei fondatori di Lione. Il nome è inspiegato.

Mona: antico nome dell'isola di Anglesey, in gallese moderno Mòn o Sir Fòn. Colà Tacito situa il grande santuario dei Britanni, santuario che fu distrutto (con i druidi che l'occupavano e lo difendevano) dall'esercito romano di Svetonio Paolino. Tuttavia le fonti antiche confondono costantemente, a causa dell'omonimia, tra l'isola di Anglesey e l'isola di Man, a metà strada tra l'Irlanda e la Gran Bretagna (insula quae appellatur Mona, secondo Cesare BGall. VI, 13).

Moncha: figlia del druida Dil e moglie del re Eogan Mor, madre del grande re Fiacha Muillethan (<<dalla Testa Larga»). Il nome è ricondotto da O'Rahilly, Ear1y Irish Historyand Mythology,  a un «non goidelico» *Monapia, in cui potrebbe ravvisarsi il nome dell'isola di Man. Ma il tema in -p- altro non è che un'ipotesi basata sul postulato di un popolamento britannico dell'Irlanda in epoca anteriore ai Goideli. In tal modo Moncha è certamente un personaggio mitico e il rapporto etimologico riscontrabile tra il suo nome e quello dell'isola di Man - se veramente esiste - presupporrebbe, piuttosto, un tema in -k-.
Il nome è, più verosimilmente, connesso con Monach o Manach, contenuto nel nome dei Fir Manach (Fermanagh).

Mongan: leggendario re dell'Ulster, figlio di Fiachna e della regina Findtigernd, ma generato da Manannan nel corso di un'impresa militare, narrata dal gruppo di testi noto sotto il titolo complessivo di Leggenda di Mongan (v. Christian-J. Guyonvarc'H, Textes mythologiques irlandais). Mongan è comunemente reputato un'avatara di Find mac Cumaill. Ma ciò non è esatto: infatti rispecchia la confusione creatasi per via del soprannome Find (<<Bello») attribuito a Mongan. Quanto al nome di Mongan, esso è un diminutivo di mong «chioma, criniera, ciocca (di capelli)>>, in quanto la chioma opulenta (e bionda) era uno dei tratti distintivi dell'avvenenza fisica di Manannan, il padre divino di Mongan.

Morann: mitico giudice d'Irlanda, figlio del malvagio re Cairpre Cenn Cait (<<Testa di Gatto»). Portava intorno al collo una collana che si allargava allorché egli pronunciava una sentenza equa e, per contro, si stringeva fino a strangolarlo allorché pronunciava una sentenza iniqua.

Morfessa (<<Grande Sapere»); nome del mitico druida che governava Falias, una delle isole a settentrione del mondo, e precisamente quella donde proveniva la Pietra di Fal.

Morgane: regina dell'isola di Avalon, nell' Altro Mondo. Assieme alle sue sorelle (Monroe, Mazoe, Gliten, Glitonea, Gliton, Tyronoe, Thiten, Thiton), cura Artù, attendendo che egli guarisca e ritorni nella Bretagna insulare. Il nome presuppone una forma antica *mori-gena «nata dal mare».

Morrigu, Morrigan: dea irlandese della guerra, chiamata anche Bodb (<<Cornacchia») o Macha (<<Piana»). Svolge un ruolo importante nel racconto di Cath Maighe Tuireadh; interviene anche in Tain Ro Cualnge e in alcuni altri testi. Sposa del Dagda, dio-druida, ella rappresenta l'aspetto guerriero della Sovranità. A lungo è perdurata l'incertezza, nella spiegazione del nome, tra «grande regina» e «regina dei fantasmi», a causa di un radicale morrintraccia bile nel nome dei Fomoire. Ma si deve intendere, molto semplicemente, «Grande Regina», per composizione sintetica antica. V. La Souveraineté guerrière de l'Irlande, in «Celticum».

Mugna (Tasso di): albero primordiale che produceva frutti meravigliosi. Questi cadevano in una sorgente e venivano mangiati da un salmone, animale della scienza. Mugna, parola rara, significa «salmone» e la grafia anglicizzata Moon ne riproduce approssimativamente la pronuncia. L'albero viene localizzato nella baronia di Kilkea e Moone, contea di Kildare.

Muirchertach (figlio di Erc): re d'Irlanda: il suo tragico destino esige che egli subisca la triplice morte sacrificale, ucciso da un colpo di lancia, annegato in un barile di vino e bruciato nell'incendio del proprio palazzo. Siffatta morte è la conseguenza degli intrighi di una donna dell' Altro Mondo, Sin, che riesce a circuire e a tentare il re a onta degli sforzi di san Cairnech, uno dei grandi successori di Patrizio. Il racconto La Morte di Muirchertach è interessante, in quanto mette in luce il momento iniziale del processo per cui la mitologia degrada a folklore cristianizzato.

Muirchu: agiografo irlandese, autore della vita latina di san Patrizio all'inizio dell'VIII secolo.

Muiredach Muinderg: re dell'Ulster, la cui moglie mette al mondo il druida indovino Tuan mac Cairill giunto al termine delle proprie metempsicosi, all'epoca di san Patrizio. Il nome significa «capo dal collo rosso».

Muirthemne, Murthemne: nome di una pianura dell'Ulster, secondo tutti i testi dei cicli epico e mitologico. È sita, secondo Hogan, Onomasticon Goidelicum,  tra Sliab Fuait e Dunda1k. Cfr. Conaille Muirthemne.

Mumu «Munster»: provincia.

Murias: una delle isole a settentrione del mondo, donde provengono i Tuatha Dé Danann.
Il nome è connesso con muir «mare»; da quest'isola proviene il calderone del Dagda.

Musica: la musica del sid, suonata dalle messaggere dell' Altro Mondo, generalmente non viene distinta dal canto vocale. Tale musica può anche scaturire dal ramo o dalla bacchetta che le messaggere recano seco. Sul piano umano, la musica sacra (e di corte) spetta all'arpa, che suona le tre melodie della tristezza, del sonno e del sorriso; invece gli strumenti a fiato sono destinati alla guerra e allo svago popolare. Nella ripartizione geografica delle funzioni e delle qualificazioni la musica è appannaggio dell'Irlanda meridionale, mentre la poesia tocca all'Irlanda settentrionale.

Mutilazioni: colpiscono tre parti del corpo umano e hanno carattere sia infamante (nella maggior parte dei casi) sia iperqualificante (nel caso di alcuni druidi di alto rango):

- il braccio (mutilazione regale o guerriera): Nuada non può più regnare perché ha perso il braccio destro nella Prima Battaglia di Mag Tuireadh. Accade anche che un guerriero si lega il braccio per combattere ad armi pari con un avversario monco.
- l'occhio (mutilazione sacerdotale per eccellenza) e generalmente l'occhio sinistro, l'occhio della notte. È quanto capita al portinaio del re Nuada; nella maggior parte dei casi questa mutilazione è iperqualificante.
- gli organi sessuali (mutilazione regale che comporta la sterilità del regno): l'unico caso documentato in Irlanda è quello di Celtchar (sostituto o avatara di Ogme), che trova riscontro con quello del re Méhaigné della leggenda arturiana.

N

Nath: nella sua precisa accezione tecnica, nome di una composizione poetica riservata all'anruth o poeta del grado immediatamente inferiore a quello dell'ollam o «dottore». In senso generale, la parola significa «poema, canto, elegia». L'etimologia è ancora inspiegata.

Naturismo: dottrina volta a spiegare tutti i fatti religiosi mediante l'interpretazione dei fenomeni e degli elementi naturali. Nel mondo celtico una simile spiegazione rende conto di taluni aspetti di culti popolari o di fatti del folklore, ma non può essere presa seriamente in considerazione quale mezzo atto a spiegare una religione strutturata, amministrata da una classe sacerdotale organizzata e gerarchizzata.

Nebbia: a ben vedere, è il quinto elemento, in quanto partecipa della natura di ciascuno degli altri quattro. Non è né acqua, né fuoco, né terra, né aria. Ma ha la leggerezza dell'aria, l'aspetto del fumo; generalmente è umida ed è visibile quanto un corpo solido. La nube di nebbia è il mezzo più comodo, per il popolo dell'altro mondo, per arrivare sulla terra e per allontanarsene. La «nebbia druidica» non ha altra ragion d'essere, comunque la si chiami. V. feth fiada.

Nechtan (figlio di Collbran): personaggio del racconto dell' lmmram Brain o Navigazione di Bran. È anche e soprattutto il nome di un «fratello» del Dagda, dio dell' Altro Mondo, proprietario della sorgente meravigliosa del fiume Segais, la cui acqua scottò e mutilò Boand.
Egli faceva custodire tale sorgente da tre coppieri, Flesc, Lam e Luam. Il nome Nechtan corrisponde al latino Neptunus.

Nédé (figlio di Adnae) : file che, in gioventù, rivaleggia con l'ollam Ferchertne, al quale egli contende il titolo di dottore supremo dell'Ulster nell' lmmacallam in Da Tuaraid o Dialogo dei Due Saggi. Il padre Adnae l'aveva mandato in Scozia a fare il suo apprendistato presso Eochu Echbel. In seguito, Nédé fu adottato da Caier, suo zio, re del Connaught.
Ma la moglie di Caier s'invaghi di lui e Nédé si lasciò te'ntare. Chiese al re una daga, sapendo che il sovrano non poteva dargliela; Caier oppose un rifiuto. Allora Nédé lo satireggiò con un glam dicinn: come conseguenza di ciS;' èaier, sfigurato da tre foruncoli, andò a nascondersi per la vergogna e non si fece più vedere. Ma a Nédé toccò una crudele punizione. Infatti un giorno, mentre egli entrava sul carro nella fortezza dove si nascondeva Caier, una roccia esplose e una scheggia lo uccise sul colpo. Nédé ha commesso i «tre peccati» del druida: satira abusiva e iniqua, usurpazione della regalità, adulterio con la regina.

Nemed (il «Sacro»): capo della seconda stirpe che occupò l'Irlanda, secondo la cronologia mitica del Libro delle Conquiste, dopo la stirpe di Partholon e prima di quella dei Fir Bolg. Nel diritto irlandese nemed è chiunque appartenga alla nobiltà o flaith.

Nemeton: nome gallico del «santuario» o del «sacro», corrispondente all'irlandese nemed: si ritrova in un certo numero di toponimi e di antroponimi continentali. Esiste un legame etimologico tra il tema nem- e quello atto a designare il «cielo» (nem-) e la «santità» (niab-). Per contro, nessun rapporto etimologico intercorre tra il nome del «bosco» e quello del «sacro»: il legno è un supporto indispensabile alla «conoscenza» del sacro ed  esiste un legame ermeneutico tra l'albero e la conoscenza (vidu-), ma se ogni foresta, teoricamente, è «sacra», il nemeton, invece, può non essere una foresta. V. Christian-J. Guyonvarc'h, Notes d'Étymologie et de Lexicographie gauloises et celtiques . Nemos, Nemetos, Nemeton; les noms celtiques du «Ciel» et du «San~tuaire», in «Ogam».

Ness: regina guerriera dell'Ulster, figlia di Eochaid Salbuide (<<dal Tallone Giallo») e sposa del druida Cathbad, nonché madre del re Conchobar e di Finchoem (<<Bianca-Dolce»), a sua volta sposa del poeta Amorgen e madre adottiva di Cuchulainn. Ness significa «donnola». Ella fece diventare suo figlio re dell'Ulster mediante uno stratagemma: accordando i propri favori a Fergus, che allora regnava, lo indusse a cedere la regalità per un anno, affinché suo figlio ottenesse il titolo regale. Ma durante quell'anno ella profuse tante e tali elargizioni che gli Ulati decisero di non restituire la regalità a Fergus - punendolo, così, della leggerezza con cui egli aveva trattato la dignità regale. Gli Irlandesi avevano coniato un gioco di parole paretimologico per alludere alla non facile unione coniugale di Ness e Cathbad. V., in proposito, Assa.

Newgrange: ivi viene localizzato il Brug na Boinne o «Palazzo del fiume Boyne», dimora del Dagda e degli dèi più importanti; colà è ambientata la maggior parte degli episodi mitologici del ciclo di Étain. Il tumulo sorge sulla riva settentrionale del fiume Boyne, a est di Slane. V. Brug na Boinne.

Niall Noigiallach (<<dai Nove Ostaggi»): re d'Irlanda, padre di Loegaire che regnava a Tara all'epoca in cui vi giunse san Patrizio. Gli annali irlandesi fanno regnare Loegaire dal 427/428 al 462/463 e proprio a partire dal suo regno - è una coincidenza che va sottolineata - datano la conversione al cristianesimo e l'inizio delle date storiche meno incerte negli annali. Quindi Niall sarebbe stato l'ultimo re pagano dell'isola.

Nocciolo (o sorbo): albero che produce le nocciole (lessicalmente non distinte dalle noci); la nocciola è frutto della scienza e cade nella sorgente sacra, dove viene mangiata dal salmone. Il legno di nocciolo serve, quasi sempre, per fabbricare le bacchette magiche usate dai druidi.

Nodons/Nodens: teonimo britannico, epiclesi di «Marte» nel IV secolo d.C. V. Nuada.

Noise: eroe della tragica storia intitolata Longes mac Nuislenn o Esilio dei Figli di Uisliu.
Istigato da Deirdre (promessa al re Conchobar, ma restia a diventarne la concubina), Noise la rapisce e, assieme a lei e ai propri due fratelli, erra di rifugio in rifugio, incalzato dall'odio del re dell'Ulster. Avendo gli Ulati strappato a Conchobar il giuramento che non sarebbe stato fatto alcun male ai fuggiaschi, Deirdre, Noise e i suoi due fratelli ritornano a Emain Macha. Ma Conchobar fa uccidere a tradimento Noise e i suoi fratelli e costringe Deirdre a diventare la sua concubina. Disperata, ella si uccide gettandosi con la testa contro un masso. A causa di tale misfatto i mallevadori di Noise vanno in esilio nel Connaught, donde ogni giòrno partono per andare a devastare il territorio dell'Ulster; Emain Macha, maledetta dal druida Cathbad, è distrutta dal fuoco. Il nome Noise è un genitivo secondario di nos «reputazione, celebrità».

Notte: non esiste, esplicitamente, un «dio della notte», ma, implicitamente, la notte appartiene a Ogme (Ogmios), come il giorno appartiene al Dagda. Riconfermando il concetto di duplice divinità sovrana (in termini vedici Mitra-Varuna, che è duale e non plurale), il concetto celtico del tempo racchiude nell'arco di ventiquattro ore «un giorno e una notte», secondo l'espressione irlandese liì ocus oidche. Ciò spiega la nozione 'polare' del tempo, totalmente identica a quella indiana: un giorno e una notte equivalgono a un anno (sei mesi di giorno e sei mesi di notte), mentre un anno compendia e simboleggia il Tempo nella sua totalità, cioè l'Eternità secondo la dualità della coppia Oengus/Dagda (<<giova'ne»'e «vecchio»). V. Textes mythologiques irlandais 1/2, pp. 229 sgg.

Nuada Airgetlam (<<dal Braccio d'Argento»): mitico re dei Tuatha Dé Danann secondo Cath Maighe Tuireadh. Essendogli stato mozzato il braccio destro durante la Prima Battaglia, egli deve abdicare e cedere temporaneamente il potere a un re Fomoire, Bres. Recupera dignità e potere regali dopo che il dio-medico Diancecht gli ha costruito, come protesi, un braccio d'argento. In seguito il figlio di Diancecht, Miach, sostituisce tale protesi metallica reinnestando il braccio mozzato. Il nome Nuada significa, molto probabilmente, «(re) dispensatore» e, per trasposizione semantica, «eroe, guerriero». Nei testi parecchi personaggi hanno questo nome, ma le genealogie differiscono. Gli equivalenti gallese e bretone sono Nudd (Lludd), Nuz: ma il bretone Nuz è semplicemente un antroponimo, che, d'altronde, è sussistito come patronimico modermo: (le) Nuz o (le) Nu. Le forme gallese e bretone sono derivate da un antico britannico Nodons, dativo Nodonti o Nodenti, di cui sono documentati alcuni esemplari nelle iscrizioni votive in onore di Mars Nodons, in un tempio romano-britannico di Lydney Park, alla foce del fiume Severn, nel IV secolo.
Nelle genealogie irlandesi Nuada è detto «figlio di Echtach, figlio di Ordan, figlio di Allaoi». Echtach, genitivo secondario di Eochaid, è stato inteso talora come un sostantivo di significato autonomo (v. tale parola). Su Nuada, v. Françoise Le Roux, Le dieu-roi Nodons/Nuada, in «Celticum» 6, 1963, pp. 425-454 e Christian-J. Guyonvarc'h, Le théonyme Nodons/Nuada, in «Ogam».
 


O

Oblaire: poeta appartenente all'ultimo grado della gerarchia dei filid, nonché all'ultimo dei tre gradi dei doerbaird o «bardi non liberi», inferiore al taman e al driseoc. Poteva comporre la poesia detta buaingnech o buangech.. Una variante è obloir. Le due forme derivano da obull, variante di oball «mela». Etimologicamente, l'oblaire è colui che «gioca con una mela». .,. \

Oblazione: offerta sacrificale «portata» a una divinità. Tale è il significato etimologico del nome del sacrificio in celtico. V. idpart.

Octriuil, Octriallach: figlio di Indech, re dei Fomoire. V. Camo

Odhinn : forma scandinava del nome del dio supremo della mitologia germanica, rappresentato nella Germania continentale da Wotan (*wotanaz): in tale divinità, per deviazione funzionale, predomina il ruolo magico-guerriero. Tale è anche la fisionomia di Lug nella versione recente del Cath Maighe Tuireadh.

Odhrann: auriga di san Patrizio, assassinato a Tara su istigazione del re d'Irlanda Loegaire. Il nome è una forma diminutiva di odur, sostantivo designante il colore bruno scuro.

Oenach «assemblea» (da oen «uno»): così vengono chiamate le riunioni che contraddistinguono le festività più importanti del calendario. Talora il termine viene tradotto «fiera», ma la riunione irlandese ricorda, a un tempo, la processione bretone, l'assemblea politica e la festa popolare. È caratterizzata da cerimonie religiose, da banchetti, da concorsi e da discussioni amministrative, provinciali e interprovinciali. Ha luogo in una sede ben precisa, capitale politica e religiosa nonché, parimenti, residenza regale.

Oengus, nella grafia recente Aengus: figlio del Dagda e di Boand (eponima del fiume Boyne), moglie di Elcmar (fratello del Dagda), secondo quanto narra il ciclo di Étain. Nel breve racconto della Presa del «Sid» Oengus spodesta suo padre del dominio del Brug na Boinne mediante uno stratagemma giuridico: richiede la cessione simbolica, per un giorno e per una notte, della proprietà. Ma un giorno e una notte sono il simbolo dell'eternità e quindi la cessione è definitiva. Oengus è l' «Apollo» celtico nella sua valenza giovanile. Scomposto, letteralmente, il nome significa «Unica Scelta». L'altro nome di Oengus è Mac Oc o Mac ind Oc «figlio giovane» o «figlio del giovane» o «della giovinezza». Rispetto al Dagda, signore dell'Eternità, Oengus è il Tempo.

Ogham: scrittura irlandese attestata da circa trecento iscrizioni lapidarie, tutte funerarie, risalenti all'epoca goidelica e disperse tra Irlanda, Scozia e le regioni del Galles dove sono esistiti insediamenti goidelici. L'alfabeto ogamico è formato da lettere, tratti diritti, obliqui o trasversali, dall'una e dall'altra parte di uno spigolo verticale od orizzontale. Le uniche testimonianze attualmente esistenti sono incise su pietra, ma tutti i testi menzionano ogam incisi su legno (tasso o nocciolo). L'origine è oscura, ma probabilmente si tratta dell'adattamento all'alfabeto latino di un sistema celtico epicorico, analogo alle rune scandinave. A causa della concezione celtica della scrittura, gli ogam non sono mai stati utilizzati per trascrivere testi di una certa lunghezza, ma soltanto per usi magici o divinatori. La loro invenzione è comunemente attribuita a Ogme, dio dell'eloquenza, della guerra e della magia (che lega mediante la scrittura); il loro uso era riservato ai filid, cioè ai druidi. Vengono descritti particolareggiatamente dal trattato AW'aicept na nÉcés o Rudimento del Poeta.
V. Ogmios, scrittura e poeta.

Ogmios od Ogme: teonimo gallico attestato da un lungo passo di Luciano di Samosata, scrittore greco del II secolo d.C. (che ne fa il dio dell'eloquenza e lo assimila a Eracle); si ritrova, altresì, in alcune defixiones o tavolette esecratorie gallo-romane. Con Lug(us) e Brigantia è l'unica divinità continentale il cui nome compare anche nel pantheon irlandese (sotto la forma Ogma, Ogme). Ogmios è il dio «che lega», inventore della scrittura, signore della magia, colui che paralizza le sue vittime e annovera tra le sue competenze l'esercizio della sovranità magico-guerriera. Egli è, secondo la definizione di Cesare, il «Marte» che amministra la guerra (Martem bellum regere), senza però combatterla personalmente (è questa la funzione dell'«eroe» guerriero e non sovrano). Ogmios/Ogme è il corrispettivo celtico del Varuna vedico: ha potere o «presa» su tutto ciò che è oscuro, sregolato, violento, magico. In Irlanda egli è associato al Dagda (corrispondente a Mitra) o «dio buono», mentre un altro tra i suoi nomi più importanti è Elcmar o «il Maligno, il Grande Invidioso» nelle svariate versioni del ciclo di Étain. Un altro dei suoi nomi è Labraid (il «Parlatore»), padre di Fintan; un altro ancora è Celtchar (l'«Astuto»), padre di Niab/Niam (il «Cielo»), personaggio femminile che svolge un ruolo nella seconda versione della Morte di Cuchulainn. Il nome Ogmios, non celtico, si spiega con un adattamento dal greco ogmos «cammino, sentiero» (ciò che spiega, anche, il primo nome di Cuchulainn, Setanta, colui che «è in cammino»). Etimologicamente, Ogmios è il «conduttore» e il suo nome greco, straniero, può essere dovuto alla necessità di non nominare una divinità troppo temi bile. In Irlanda Ogme ha la medesima genealogia del Dagda (figlio di Ethliu, variante di Eithne/Étain). Su tutto il problema, v. Françoise LE ROux, Le dieu celtique aux liens: de l'Ogmios de Lucien à l'Ogmios de Diirer, in «Ogam»  e Notes d'Histoire des Religions XX, 56: Deux questions relatives à Ogmios: l'origine grecque de la transmission insulaire, in «Ogam».

Oirmiach: figlio del dio medico Diancecht e «fratello» di Miach (<<Moggio»): il suo nome è un doppione di quello di Miach, preceduto da un prefisso. V. Diancecht, Miach, Airmed, medicina.

Oisin, forma anglicizzata Ossian (<<Cerbiatto»): figlio di Find ed eroe delle Fianna. Il nome è un diminutivo di os(s) che, originariamente, designa un animale del genere dei bovidi o dei cervidi, bue, cervo o daino.

Ollam, nella grafia più recente ollamh: talora trascritto nella grafia anglicizzata o11ave: nome del file di rango più elevato, ovvero «dottore». È il superlativo dell'aggettivo  «potente».

Ollathir (<<Padre Potente»): epiclesi del Dagda in quanto re d'Irlanda (Eochaid Ollathir).
V. Eochaid.

Omphalos: parola greca significante «ombelico» e, per estensione, «punto centrale, centro, mezzo» e «centro della terra» riferito a Delfi. Serve a designare un centro religioso di eccezionale importanza dove si concentra l'essenza del sacro. In tale accezione esso corrisponde al celtico nemeton e a Mediolanum.

Ordalia: prova legale che, nel Medio Evo, comportava un giuramento, un duello e una prova con gli elementi, soprattutto acqua e fuoco.

Orientazione: nel mondo celtico essa è disposta secondo un'asse verticale: la sinistra è assimilata al nord, la destra al sud. Ma il nord è,i1 «basso» e il sud l'<<alto>>.

Orsa Maggiore: tale espressione indica,il,nord e, pertanto, anche gli abitanti di tale regione; ricorre in Lucano, ove sono menzionati «i popoli che contemplano l'Orsa Maggiore». Certamente i Celti rientrano tra i popoli chiamati, in modo vago e generico, «Iperborei».

Orso: nella concezione celtica l'orso è un simbolo regale. Invece il cinghiale è un simbolo sacerdotale. V. Arthur.

Ostaggio: (irlandese giall): generalmente la parola designa il membro di una famiglia regale o principesca risiedente alla corte del re di Tara allo scopo di garantire l'esecuzione di un contratto oppure il rispetto di un giuramento, di una clausola di un trattato, oppure anche, talora, di un'alleanza familiare. Raramente l'accezione anticamente rivestita dal termine coincide con quella moderna. Il padre del celebre re Loegaire viene detto Niall Noigiallach «dai nove ostaggi».

Ovum anguinum «uovo di serpente»: nome latino dell'echino fossile, talismano di cui Plinio propone erroneamente un'interpretazione materialistica in merito alla dottrina celtica, da lui travisata, dell'uovo cosmico. La concezione celtica è connessa con il tema indiano dell'«Embrione d'Oro» (hiranyagarbha).
 


P

Parola: quale supporto e mezzo espressivo del pensiero, la parola è viva: a questo titolo, essa è superiore e opposta alla scrittura, che è cosa morta (le iscrizioni ogamiche su pietra sono tutte a carattere funerario) e mezzo per fissare magicamente una maledizione, rendendola così valida eternamente. Il termine designante la parola è ben documentato in celtico [irlandese guth «voce», gallico gutuater «(sacerdote) invocato re» ]; per contro il nome della scrittura è un prestito latino. V. scrittura, gutuater.

Partholon: nella cronologia mitica del popolamento dell'Irlanda, descritta dal Libro delle Conquiste, Partholon è a capo della stirpe che per prima occupò l'isola dopo il diluvio.
Al pari di ogni altro creatore o progenitore, egli fa scaturire laghi e fiumi, fa sorgere pianure; dissoda, inventa la pesca, la caccia, l'agricoltura e l'allevamento. Proprio Partholon crea i primi druidi, i primi poeti, i primi guerrieri, ingaggia la prima battaglia contro i Fomoire, ecc. Fa uscire il mondo dal caos. Poi tutta la sua stirpe muore di malattia e il ciclo creatore ricomincia con il suo successore Nemed. È un fatto singolare che tale progenitore dei Celti insulari abbia un nome di origine latina, tramandato dall'agiografia: Partholon deriva da Bartholomaeus.

Patrizio (san), in irlandese Padraig, dal latino Patricius: evangelizzatore dell'Irlanda nel V secolo d.C. Di origine britannica, ci è noto grazie a una confessione scritta da lui stesso e a una Vita Tripartita, redatta molto tempo dopo la sua morte da un agiografo, Muirchu.
Ma tali testi non hanno valore storico, pertanto la nostra conoscenza del personaggio continua a essere molto carente, a onta di una moltitudine di studi e di controversie di ogni genere. Secondo quanto narrano i testi agiografici, egli si sarebbe comportato alla stregua di un druida dotato di facoltà eccezionali, e la sua santità sarebbe consistita in una magia più forte di quella dei suoi avversari. Contrariamente a quanto accade alla maggior parte dei santi continentali, egli non subisce alcun martirio. Predicando il Vangelo e, soprattutto, diffondendo la scrittura, Patrizio imprime una svolta fondamentale alla storia d'Irlanda. L'Irlanda mitica, leggendaria, legata a una tradizione orale estranea al cristianesimo, precede san Patrizio; l'Irlanda storica, cristiana, legata a una tradizione scritta, segue san Patrizio. La conversione della nazione al cristianesimo è opera di un unico uomo che sembra - ha saputo convincere non solo, innanzitutto, il popolo, ma anche i principi e le classi sacerdotale e guerriera. Dopo la morte del santo, i suoi successori, circonfusi di leggenda nell'agiografia quasi quanto lo era stato lui, non faranno altro che ultimare l'opera da lui intrapresa.

Peccato: la concezione cristiana del peccato ricorre nel vocabolario e nelle concezioni dei Celti soltanto in virtù del prestito, verificatosi in tutte le lingue neoceltiche, dal latino liturgico peccatum. Quello che viene detto «peccato» (del druida o, eventualmente, del guerrierornon è una trasgressione o un'infrazione della morale in sé, quanto piuttosto una violazione delle regole, della deontologia imposta da un determinato stato e da una determinata classe: in tale prospettiva il male assoluto è la menzogna e, a essa collegata, l'ignoranza. I tre «peccati» si dispongono o si ripartiscono, successivamente o simultaneamente, ai tre livelli funzionali. Per il guerriero i tre peccati sono: gelosia (o avarizia), vigliaccheria, lussuria; per il druida: satira abusiva o iniqua, usurpazione del potere temporale e tentazione femminile (v. il caso di Nédé)..

Pitti (in latino Picti o Pictae): antico popolo della Gran Bretagna settentrionale e della Scozia. È noto come si conclude la loro storia, nell'alto Medio Evo, ma si ignora tutto quanto riguarda la loro lingua. In Irlandese si chiamano Cruithnig, forma goidelica del nome Pritani (gallese Prydyn o Prydein), i quali hanno dato nome alla Britannia dei Latini. Dopo aver contrastato a lungo l'occupazione romana della Bretagna insulare, vennero assimilati dai Gaeli (Scotti), che colonizzarono la Scozia a partire dal VI secolo, dandole il proprio nome. I Pitti sono ricordati da svariate cronache, irlandesi, britanniche o anglosassoni, che descrivono le lotte da loro intraprese contro gli Irlandesi, i Britanni e gli Anglosassoni; ma la loro lingua è attestata soltanto da pochi toponimi e antroponimi. Non è noto se essa rientrasse nel gruppo britannico o nel gruppo goidelico.

Plebe: traduzione del latino plebs, che originariamente designa, per opposizione a populus, «il complesso dei cittadini che non sono nobili». In seguito la parolaplebs, e a fortiori l'italiano plebe, hanno assunto un significato spiccatamente peggiorativo. Cesare lo usa per designare, rispetto alla classe sacerdotale dei druidi e alla classe guerriera dei cavalieri, il resto della società gallica. In tal modo egli osserva tale.società secondo una prospettiva romana, usa a distinguere tra patrizi e plebei, e fa rientrare nella plebe, senza ulteriori sfumature, gli artigiani, gli agricoltori e gli schiavi. Ma la società celtica ignorava la distinzione che i Latini facevano anticamente tra artes liberales e artes serviles: chiunque detenesse un sapere o un'abilità, intellettuale o manuale, accedeva al rango dell'aes dana o «gente d'arte». D'altra parte, in Irlanda è considerato un uomo libero chiunque sia bò-aire o «proprietario di bestiame»~ Quindi l'uso della parola plebs per designare una classe sociale celtica altro non rispecchia, certo, che un'approssimazione latina: circostanza, questa, ulteriormente aggravata dal fatto che, successivamente, in italiano plebe è spesso sinonimo di 'volgo'.

Poeta: traduzione concordemente accettata e unica possibile, ancorché assai inesatta, dell'irlandese file (reso in latino con poeta) e di tutti i termini celtici, antichi o moderni, derivati da bardos «bardo». Ma il file e il bardo sono specializzazioni diverse all'interno della classe sacerdotale. La poesia celtica tradizionale è definita da norme e da finalità che la rendono una materia ufficiale e colta, per nulla paragonabile alla poesia classica. Il verso celtico nasce come mezzo mnemotecnico, non come pretesto di virtuosismi verbali (il virtuosismo verbale, l'eloquenza rientrano nelle competenze del guerriero). V. bardo, file. Sui rapporti tra la poesia celtica e le norme poetiche indoeuropee v. Enrico Campanile, Ricerche di cultura poetica indoeuropea, Pisa.

Polo: poiché l'origine della tradizione è a un tempo nordica e polare, è normale che gli dèi dell'Irlanda o Tuatha Dé Danann siano andati nelle Isole a Settentrione del Mondo e che da quei luoghi abbiano fatto ritorno una volta compiuta la loro iniziazione al sapere sacerdotale. Anche i druidi (e i guerrieri) si recano nella Gran Bretagna settentrionale al fine di perfezionare le loro conoscenze o di compiere la propria iniziazione. Nessun testo insulare menziona il polo, ma nulla può venire spiegato prescindendo dal riferimento polare della tradizione. Ciò spiega, altresì, glì Iperborei menzionati dagli scrittori greci.

Pontifex: «membro del principale collegio dei sacerdoti romani, incaricato di vigilare sul culto ufficiale e pubblico» (Ernout-Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine). Il fatto che Tito Livio usi tale parola per i Celti rispecchia una approssimazione, analogamente a quanto accade con altri termini latini quali sacerdos o antistes (templi). Donde l'impossibilità di concludere aicunché in merito all'organizzazione del sacerdozio dei Galli cisalpini, se non che, con ogni probabilità, una organizzazione siffatta esisteva.


Porcaro: il porcaro (muccido ) è, al pari del portiere e dell 'intendente, un alto funzionario della corte di un re d'Irlanda: infatti il maiale, spesso non distinto dal cinghiale, era il principale animale domestico allevato presso i Celti e forniva l'alimento-base della dieta carnea celtica. Il racconto intitolato Compert in Da Muccido o Concepimento dei due Porcari narra le disavventure e le metamorfosi dei due porcari del Nord e del Sud dell'Irlanda, puniti in tal modo per il loro disaccordo.

Portiere (irl. dorsaide): è stato dovunque un druida, incaricato non soltanto di far entrare i visitatori e i nuovi venuti, ma anche di riconoscere, mediante il proprio sapere e le domande poste da lui, le persone che era opportuno ricevere. In parecchi casi (Cath Maighe Tuireadh per esempio) i portieri sono due.

Potere temporale: si contrappone all'autorità spirituale, cui è complementare e subordinato. Presso i Celti, poiché l'autorità spirituale è appannaggio dei druidi, il potere temporale è attribuito al re, capo della classe militare, eletto dalla fifith (<<nobiltà») sotto il controllo dei druidi. Qualsiasi potere temporale, qualunque esso sia, è di natura regale: Cesare definisce correttamente regia potestas «potenza regale» l'esercizio del governo presso gli Edui.
V. autorità spirituale, vergobretus.

Pozione dell'oblio: bevanda, verosimilmente a base di piante, che i druidi dell'Ulster dettero a Cuchulainn per fargli dimenticare il suo amore per Fand, moglie del dio Manannan, e per ridargli il senno. Essi somministrarono la medesima pozione a Emer, moglie di Cuchulainn, per farle dimenticare la sua gelosia.

Predizione: è il servigio reso più frequentemente a un re o a un membro della classe guerriera dai druidi, filid o indovini. Costituisce la manifestazione più nota della divinazione, ma la nostra conoscenza si ferma ad alcune formule irlandesi, glfim dicinn, imbas forosnai, teinm laegda, ecc., accompagnate da scarne indicazioni tecniche che non sono del tutto sicure, dal momento che la tradizione delle notizie ha subito la censura cristiana. Tuttavia è noto che la predizione si faceva, presso i Celti cosi come altrove, mediante l'osservazione degli elementi, terra, acqua, cielo, fuoco; mediante l'ausilio di segni, prodigi o sogni; mediante l'impiego della magia e dell'incantesimo; mediante il sacrificio di vittime, animali o umane. Ma non è dato avere una qualsiasi descrizione particolareggiata.

Principatus «principato»: parola latina usata da Cesare per designare i magistrati titolari di cariche o di funzioni pubbliche nelle città galliche, principalmente presso gli Edui. Il termine è generico e si riferisce a qualsiasi funzione governativa.

Prinni Loudi, Prinni Lag: formule incomplete estrapolate dal calendario di Coligny. La corrispondenza esistente tra la parola prinni e il bretone prenn, irlandese crann «legno», induce a vedere in tali espressioni l'equivalente dell'irlandese crann-chuI" e del bretone prenn-denn (<<lancio del legno» nell'accezione «tirare a sorte»). Probabilmente si tratta di ciò che, nelle «ordalie» irlandesi, costituiva il giudizio mediante «lancio del legno».

Prove: tre sono le prove subite o accettate da Lug, allorché egli giunge a Tara, per verificare i suoi poteri. Egli rimette a posto la Pietra di Fai, che il dio-campione Ogme aveva scagliato all'esterno; vince una partita a scacchi contro il re Nuada; suona l'arpa, eseguendo le tre melodie classiche della musica irlandese: melodie (o arie) del sorriso, della tristezza e del sonno.

Provincia: traduzione convenzionale e inesatta della parola irlandese coiced «quinto», designante una circoscrizione territoriale che corrisponde, pressappoco, alla civitas gallica di Cesare, quanto al numero di tali circoscrizioni. Le coiceda irlandesi o le città galliche non soggiacciono ad altri rapporti gerarchici o reciproci se non a quelli dettati dall'immediata opportunità, sia questa, nei fatti, alleanza o ostilità. La provincia centrale dell'Irlanda, Mide (inglese Meath) «centro», apparteneva al re supremo (ardri) dell'Irlanda, il quale risiedeva a Tara. Ma la subordinazione delle province al re supremo non era esente da difficoltà, esattamente come avveniva in Gallia, dove nessun membro di una comunità cittadina nutriva un sentimento di «patriottismo» di portata veramente nazionale. Vi furono città che, come quella dei Remi, combatterono tutta la guerra stando dalla parte di Roma. Le quattro province fondamentali irlandesi, ognuna divisa in trenta o più tuatha (<<cantoni»), sono:
Ulad Ulster (nord-est), Connacht Connaught (nord-ovest), Mumu Munster (sud-est), Laigin Leinster (sud-ovest). Al tempo della guerra gallica le principali città galliche sono quelle degli: Edui Sequani Arverni Remi Elvezi. Cesare ha sfruttato a proprio vantaggio le rivalità esistenti tra loro per conseguire l'egemonia politica, economica e militare sulla Gallia.

Pitagora: filosofo e matematico greco spesso citato in relazione ai druidi, i quali avrebbero intrattenuto costantemente rapporti con i pitagorici, o, addirittura, avrebbero esercitato un influsso sulle dottrine pitagoriche. È certo che, prima della conquista romana, i Celti continentali furono in relazione molto più con i Greci che con i Romani. Ma ciò va ascritto al fenomeno di ellenizzazione che, in generale, coinvplse il mondo antico, in quanto il greco rappresentava già una lingua colta internazionale. Le somiglianze o le eventuali corrispondenze riscontrabili tra le dottrine pitagotiahe e quanto ci è noto di quelle dei druidi sono frutto di coincidenze o di analogie e di affinità riconducibili al sostanziale accordo esistente fra tutte le forme della tradizione conosciute in occidente.
 


Q

Quercia: albero sacro dei druidi gallici a dire di Plinio, che fa derivare, con una paretimologia, il nome dei druidi dal greco 8pGç: ma Plinio non indica quale fosse il nome della quercia in gallico. E tuttavia tale nome ci è noto: è un tema in dervo- identico in tutte le lingue celtiche, assolutamente estraneo al nome dei druidi. D'altronde le affermazioni di Plinio si rifanno soltanto a un'unica circostanza rituale e il confronto col mondo insulare induce a ritenere che la quercia, pur rivestendo un ruolo fondamentale, non fosse il solo albero sacro dei druidi. Essa simboleggia la forza; ma l'albero, in quanto tale, altro non è che il supporto vegetale del sapere umano e, soprattutto, divino e sacro.



R

Racconto: v. scél.

Ramo Rosso (Craeb Ruad): nome della dimora del re dell'Vlster a Emain Macha. È una delle tre case appartenenti al re Conchobar: le altre due sono Teite Brecc (<<Casa Screziata») e Croibderg (<<Ramo Sanguinante»). Il Ramo Rosso era adibito a ricevimenti e banchetti, la Casa Screziata conteneva le armi, il Ramo Sanguinante i trofei delle vittorie conseguite (teste mozzate). Per estensione semantica, l'espressione Ramo Rosso talora designa tutta quanta la nobiltà dell'Vlster. V. Françoise LE Roux, La «Branche Sanglante» du roi d'Ulster et les «Tètes Coupées» des Salyens de Provence, in «Ogam».


Rath: altro nome della «fortezza» o residenza principesca, per esempio Rath Brese «Fortezza di Bres» (nel Cath Maighe Tuireadh) o Rath Cruachain «Fortezza di Cruachan», capitale del Connaught e dimora della regina Medb e del re Ailill. La parola è attestata in gallico nella forma ratis, ricorrente in alcuni toponimi.

Recht «diritto, legge»: la legislazione irlandese descritta da tutti i testi giuridici riconosce due elementi nel diritto (non distinto dalla «legge»): il recht aicnid o «legge di natura» precristiana e il recht litre o «legge della lettera», nata dalle riforme successive alla conversione al cristianesimo. Del recht aicnid sono state mantenute soltanto quelle disposizioni che non contravvenivano alla lettera evangelica e alla dottrina cristiana. Quindi è avvenuta, esplicitamente, una progressiva assimilazione, conclusasi nella piena identificazione, tra recht aicnid e l'Antico Testamento e tra recht litre e il Nuovo Testamento, dato che il secondo rappresentava non già l'abolizione, ma piuttosto il compimento della Legge. Grazie a questa sottigliezza, i dottori irlandesi hanno potuto salvaguardare l'essenza del loro diritto, fondato sul principio del risarcimento pecuniario e del non intervento dello Stato nella procedura intentata contro un colpevole.

Regia potestas «autorità regia»: espressione usata da Cesare, nel De Bello Gallico, per indicare l'esercizio del potere presso gli Edui. V. potere temporale, autorità spirituale, rix, vergobretus. V. anche Françoise LE Roux, A propos du Vergobretus gaulois: la Regia Potestas en [rlande et en Gaule, in «Ogam» .

Reincarnazione: dottrina secondo cui un essere rinasce in un altro corpo dopo la morte.
Si distingue nettamente dal dogma cristiano della resurrezione della carne dopo il giudizio finale, ma viene facilmente confusa con la trasmigrazione delle anime o metempsicosi, la quale comporta quasi sempre un passaggio attraverso stati animali 'periferici' intermedi.
La tradizione celtica non contiene alcuna traccia di una fede nella reincarnazione.

Religione: usiamo tale parola nell'accezione generica moderna, tesa a designare il complesso dei rapporti tra l'uomo e il divino, tanto sul piano intellettuale (dottrina, credenze o superstizioni), quanto sul piano formale (manifestazioni abituali e cultuali). Tuttavia distinguiamo - com'è necessario - tra la religione, che rappresenta l'aspetto rivelato, essoterico, insegnato a tutti della tradizione e la tradizione propriamente detta, che è l'espressione della Verità universale accessibile soltanto a coloro che sono in grado di comprenderla.

Rhiannon (*rigantona «Grande Regina»): personaggio mitologico gallese. Il Mabinogi di Pwyll ne narra le avventure: il suo movimentato matrimonio con Pwyll (simile agli episodi tragicomici che costellano le disavventure irlandesi di Mongan e di Dublacha nella Leggenda di Mongan) e l'immeritato castigo infIittole in seguito all'accusa di aver ucciso suo figlio Pryderi. Rhiannon è stata assimilata alla divinità gallica Epona poiché ella, in occasione del suo primo incontro con Pwyll, monta a cavallo. Ma ciò costituisce una prova insufficente: Rhiannon è un aspetto della grande divinità femminile celtica, aspetto che nella mitologia gallese si è obliterato troppo per consentire di avvalersene direttamente negli studi di storia delle religioni.

Rix (genitivo latinizzato rigis, plurale riges): nome gallico del «re», riscontrabile in antroponimi (Albiorix, Ambiorix, Biturix, Caturix, Dumnorix, Orgetorix, Vercingetorix, ecc.) e in alcuni toponimi continentali. La parola viene conservata in tutte le lingue celtiche:
irlandese ri, genitivo rig, antico gallese e antico bretone ri. Il tema è *reg-, attestato in indo europeo , oltre al celtico, dal sanscrito rfijah e dal latino re~, genitivo regis. Il celtico lo ha dato in prestito al germanico, anticamente, per formare *riko-s, antico alto-tedesco rih, tedesco moderno Reich «impero». All'epoca di Cesare, in Gallia il declino della sovranità costituiva un fenomeno recente ed essa non era ancora scomparsa da tutte le città.
Nella concezione celtica il re è inteso come un intermediario tra la classe sacerdotale, che amministra il sacro, e le altre due classi, la guerriera e la produttrice. Egli è il 'motore immobile' che mantiene l'equilibrio e la prosperità dei suoi stati. Il buon re irlandese è un generoso dispensatore, il cattivo re è colui che esige tasse e imposte. Il re rende giustizia, ma è il druida colui che fa giurisprudenza; il re è indispensabile per vincere la guerra, ma non prende parte al combattimento. Il suo colore simbolico, il bianco, è sacerdotale, ma egli non è un sacerdote, essendo stato innalzato alla dignità regale mediante un'elezione, sotto il controllo dei druidi. A lui non è lecito non appellarsi ai druidi, così come, per contro, al druida non è dato negargli i suoi servigi. Il re, non il druida, soggiace alle molteplici interdizioni e ingiunzioni delle geasa. Cfr. geis.

Rom: località (Deux-Sèvres) dove è stata scoperta nel 1887, incisa su una tavoletta di piombo, in scrittura corsiva del III o del IV secolo, una formula esecratoria. Per molto tempo le difficoltà di lettura hanno fatto credere che essa fosse redatta in gallico. In realtà essa è scritta in latino e soltanto alcuni antroponimi sono gallici. V. Rudolf EOOER e ChristianJ. GUYONVARC'H, La tablette d'exécration de Rom (Deux-Sèvres); la langue et les acteurs ga1lo-romains. Les anthroponymes gaulois, in «CfIticum» 5, Rennes, 1962.

Ross (tasso di): albero primordiale che d~yp., frutti prodigiosi: chiunque li assaggiasse diventava sapiente. il toponimo è localizzato da HOOAN, Onomasticon Goidelicum, p. 400a a Rush, nella contea di Dublino.

Roth rarnhach (<<ruota munita di remi»): nei frammenti dei testi relativi al mitico druida Mog Ruith è menzionata tale «ruota munita di remi», la quale altro non è che la ruota cosmica. La sua caduta sarà il segno della fine del mondo; essa richiama l'attributo di Taranis in tutte le rappresentazioni figurative gallo-romane.

Ruad Rofessa «Rosso dalla Scienza Perfetta»: epiclesi del Dagda, esprime tutta la sua scienza druidica mediante il duplice simbolismo (il sapere e il rosso guerriero) della sovranità.
 


S

Sacerdos «sacerdote»: la parola è usata ripetutamente da Cesare, nel De Bello Gallico, per designare i druidi allorché non è necessario distinguerli da un'altra classe sociale. Proprio la parola sacerdos ha fornito all'irlandese il nome indicante il sacerdote cristiano, sagart.
V. druida, sacerdote, classe, funzione.

Sacerdote: usiamo tale parola per designare il druida in generale, senza distinguere tra le specializzazioni, in quanto la nozione di sacerdozio è globale, non riduci bile a una frammentazione (contrariamente alla terza funzione, che è molteplice, e alla seconda funzione, che è duplice, regale e guerriera). Nei fatti, allorché esiste un'amministrazione del sacro e - fatto principale, ma non esclusivo - se si compie un sacrificio, allora si può parlare di sacerdozio. In tal senso il druida è sacerdote. Tuttavia questo termine è troppo limitativo per definire nella sua integralità il complesso degli ambiti in cui si esplica l'attività del druida (insegnamento, giustizia, poesia, ecc.).

Sacrificio: il sacrificio è, con la preghiera e la meditazione, l'atto religioso essenziale, mediante il quale la società umana si riallaccia al sacro, indispensabile alla sua esistenza. Ma, mentre la preghiera e la meditazione sono, a determinate condizioni, consentite al laico - che può avvalersene efficacemente -, il sacrificio è, in tutti i suoi aspetti, fondamentale prerogativa del sacerdote. Quest'ultimo lo compie a vantaggio esclusivamente personale, ma generalmente ne riversa i benefici sulle persone che hanno preso parte a esso o vi hanno assistito. Non esiste religione senza sacrificio, vegetale, liquido o animale. Quindi il sacrificio umano è inevitabile, ma è tanto più raro in quanto esso è tale, poiché l'uomo costituisce la vittima più nobile nella gerarchia rituale. Resta ancora ignoto se esistesse una distinzione tecnica analoga a quella riscontrata a Roma tra la victima (vittima sacrificata per rendere grazie di un favore divino) e l' hostia (vittima sacrificata per espiare la collera di un dio o degli dèi). Tuttavia ora è possibile determinare la ripartizione funzionale dei metodi rituali del sacrificio nel mondo celtico:
non cruento e sacerdotale (con gli elementi, senza uso di armi):
impiccagione (legno), crocifissione (legno), immersione (acqua), cremazione (fuoco), inumazione (terra);
cruento (al livello guerriero):
- uccisione mediante spada, lancia o qualsiasi altra arma;
- liquido e vegetale a livello della terza funzione produttrice:
- libagione (di un liquido), oblazione (di vegetali).
È evidente che, ogni volta, il druida è il sacrificatore, ma il metodo sacrificale dipende dalle intenzioni del sacrificante. I sacrifici di grandi animali (cavallo, toro) vanno connessi con la seconda funzione per via dell'elezione regale; la libagione di un liquido fermentato (cfr. il soma vedico) è sicuramente correlata con la sfera della sovranità.

Salluvii (Sali): popolo della Gallia Narbonense, stanziato nella regione di Aix e di Arles. Proprio a partire da loro, con la distruzione del loro oppidum di Entremont, ebbe inizio nel 121 a.C. la conquista della Narbonense, volta a stabilire un collegamento diretto tra Italia e Spagna.

Sahmain: festa irlandese del primo di novembre, fine e inizio dell'anno. Ma Samain non appartiene né all'anno che finisce né a quello che comincia: la festa è un 'periodo chiuso' all'infuori del tempo, quindi essa rappresenta l'unico momento in cui gli uomini possono venire a contatto con gli abitanti dell' Altro Mondo. Unicamente per tale motivo tutti i racconti mitologici (ed epici) si svolgono, oppure fanno ricorrere i loro episodi principali, a Samain. La parola significa «riunione», ma gli Irlandesi l'intendono o l'interpretano «fine o ricapitolazione dell'estate» per analogia con sam «estate». AI pari delle altre festività, ma ancora di più, Samain è contraddistinta da riunioni, banchetti, festini di ogni sorta che si protraggono per una settimana (o due), come minimo tre giorni prima, il giorno stesso di Samain e tre giorni dopo Samain. L'equivalente gallico SAMONIOS esiste nel èalendario di Coligny, segnatamente in una formula che rievoca i «tre giorni» di Samain.
V. Samonios.

Samair: fiume irlandese che nasce dal Lough Erne.

Samildanach «abile in molte tecniche»: epiclesi di Lug il quale, nel racconto del Cath Maighe Tuireadh, esprime così il suo carattere polifunzionale. Egli riunisce in sé tutte le abilità e tutti i poteri di tutti gli dèi. V. Lamfada e Lonnandsc1ech.

Samolus «senecione»: pianta medicinale di cui Plinio descrive la raccolta rituale. Cfr. selago.

Samonios: nome di mese, ricorre nel calendario gallico di Coligny. Corrisponde all'irlandese Samain, nome della festa del primo di novembre. V. tale parola.

Satira: diversamente dalla satira latina o classica, che è un' opera letteraria composta da un determinato autore, noto o anonimo, la satira celtica è un incantesimo magico e cantato, pronunciato da un membro della classe sacerdotale, druida o file. Quindi essa è sostanzialmente diversa dall'eulogia o dal biasimo, che sono di competenza del bardo e non comportano alcuna sanzione magica. La satira ha come conseguenza immediata, almeno nel mito, la morte o la disperazione della vittima. Pertanto essa è molto vicina all'incantesimo, quando, addirittura, non giunge a confondersi con quest'ultimo (come, per esempio, nel caso del glam dicinn). Il suo profondo significato religioso prova l'onnipotenza della classe sacerdotale, la quale trova nella satira un'arma efficace, atta a imporre il proprio volere. Nei rari casi di satira abusiva è eccezionale che il druida colpevole venga punito veramente, ma ciò può anche avvenire (v. l'esempio di Athirne Ailgesach); inoltre i trattati giuridici prevedevano una sanzione legale, in quanto l'ingiustizia era assimilata alla menzogna e all'ignoranza. V. druida, file, poeta'l indovino, faith.

Scacchi (gioco degli): così vengono tradotti abitualmente l'irlandese fidchell e il gallese gwyddbwyll (ripreso in bretone nel neologismo gwezboell), letteralmente «intelligenza del legno». Tali termini designano un gioco che richiede pedine e una scacchiera quadrata suddivisa in caselle bianche e nere. Esiste anche il brandubh (<<corvo nero»?). Ma non si sa nient'altr'o, poiché i testi, pur facendone menzione, non forniscono indicazione alcuna sulle regole del gioco, tranne il fatto che era indispensabile una posta. Per definizione e per eccellenza il gioco degli scacchi è regale e divino. Può valere come prova e talora la sua posta, come accade nella terza versione del ciclo di Étain, è la Sovranità, personificata dalla regina d'Irlanda.

Scél, plurale scéla «racconto»: l'irlandese non conosce nessun'altra parola per nominare e definire i testi da noi chiamati mitologici ed epici. Imparentata con il gallese chwedl, dallo stesso significato, e con il bretone kel, plurale keloù, keleier «racconti», la parola designa, riferendosi al carattere orale della tradizione, un «detto» destinato a venire recitato, non scritto. Qualsiasi nozione di genere letterario o di classificazione stilistica è estranea all'Irlanda. Per contro, sono molto pronunciate le differenze qualitative: scél è il racconto in prosa, mentre qualsiasi poesia con rime, allitterazioni o assonanze, qualsiasi metro poetico ha un nome ben preciso che corrisponde, a un tempo, alle sue caratteristiche tecniche e alla qualifica di colui che compone e recita la poesia: anamain, bairdne, laid, nath, ecc. Lo stesso vale per la «retorica», passi o formule enfatiche quasi sempre incomprensibili, sia perché la lingua è alterata, sia perché essa è diventata troppo ostica per noi. Gli Irlandesi classificavano i loro racconti (prosa spesso inframmezzata da versi) anche secondo gli argomenti, perfino secondo i titoli: battaglie, assassinii, concepimenti, assedi, razzie, ecc., non secondo cicli. Il druida che recitava o narrava doveva sapere tutto a memoria.

Sciamanismo: nome dato a un complesso di pratiche magiche in uso in regioni asiftiche non indoeuropee. Lo sciamanismo privilegia la magia, non già come tecnica ausiliaria della religione, ma come unico mezzo per giungere all'estasi e alla realizzazione spirituale.
Non è legato a una classe sacerdotale organizzata e non ne esiste traccia alcuna nelIa tradizione celtica.

Scrittura: non esiste scrittura celtica epicorica anteriormente alla cristianizzazione, eccezion fatta per gli ogam irlandesi, riservati alla magia e alla divinazione (ma di essi mancano testimonianze concrete antecedenti alla fine dell'antichità; inoltre, essi sono rappresentati soltanto da brevi iscrizioni funerarie: nome del defunto e nome di suo padre). I Galli - a dire di Cesare, confermato dall'epigrafia - usavano l'alfabeto greco. Ma, a seconda della località o dell'epoca e dell'influenza esterna, i Celti continentali hanno usato caratteri latini, etruschi o iberici. L'uso generalizzato della scrittura è posteriore alla romanizzazione in Gallia e alla cristianizzazione in Irlanda. Le testimonianze epigrafiche dell'antichità celtica provengono tutte dalle regioni periferiche sottoposte all'influenza classica: Gallia meridionale, Italia del Nord, Spagna. V. ogam.

Segovesum (Segoveso): nipote del mitico imperatore gallico Ambigato, fratello di Belloveso e capo della spedizione partita alla volta della Selva Ercinia. Il nome significa «capace» o «degno della vittoria».

Semias: druida primordiale dei Tuatha Dé Danann, nelle isole a settentrione del mondo.
Risiedeva nell'isola di Murias, il cui nome è connesso con quello del mare (muir). Il suo nome significa «sottile». Dall'isola di Murias proviene il calderone del Dagda.

Semnotei (dal greco «gravità, maestosità»): termine usato talora per designare i druidi, ma senza rapporti con una denominazione celtica originaria. V. le appendici.

Sena: nome gallico dell'isola di Sein; cfr. Ga1lisenae.

Senath Mor (<<Grande Antico Guado»): altro nome di Ath Luain, nella grafia anglicizzata, Athlone.

Selago: «pianta simile alla sabina», di cui Plinio descrive la raccolta rituale. Si tratta di una pianta medicinale.

Sencha, figlio di Ailill: storico della corte del re dell'Ulster, Conchobar. Il suo nome esprime la sua funzione (senchas «antichità»). I suoi colleghi principali sono Cathbad (capo dei druidi dell'Ulster), druida guerriero, Amorgen il poeta e Fingen il medico. È sempre lui, con la sua bacchetta, a placare gli Ulati quando scoppia un tumulto o insorge una disputa.

Senchan Torpeist: file il quale, dal momento che i suoi colleghi non riuscivano a recitarla per esteso, osò evocare il re Fergus per ottenere il racconto integrale della Tain Bo Cualnge. Senchan è un diminutivo di Senchas, ma Torpeist non trova spiegazione: forse -peist è il genitivo di piast «bestia» (dal latino bestia); il significato di tor- è indeterminato.

Sengann: eroe dei Fir Bolg nel racconto della Prima Battaglia di Mag Tured. Il nome è composto da Gann, antroponimo attestato nella forma semplice, e da sen- «vecchio» usato come prefisso. V. Gand, Gann.

Senones (Senoni): popolo della Gallia stanziato nella Champagne meridionale e nella parte settentrionale della Borgogna, dove adesso sorgono i dipartimenti della Seine-et-Marne, del Loiret e della Y onne. La loro capitale era Agedincum e da loro ha preso nome Sens (Yonne). Tale nome significa «gli antichi». Un ramo dei Senoni era stanziato nella Gallia cisalpina.

Sequani (Sequani): popolo gallico risiedente, all'epoca della guerra gallica, a occidente del Jura, tra la Saòne, il Reno e i Vosgi. La loro capitale era Vesontio (Besançon). Avversari degli Edui, si erano rivolti ad Ariovisto e ai suoi Germani per instaurare l'egemonia sulla Gallia. Proprio tale rivalità, assommandosi al tentativo di migrazione degli Elvezi, fornì a Cesare il primo pretesto per intervenire. Gli Edui si rivolsero a lui per sbarazzarsi dei Sequani e del pericolo germanico. Il nome dei Sequani deriva dall'idronimo Sequana (la Senna), la cui etimologia, controversa, è spesso ricondotta alligure. Ma il-kw- interno denota piuttosto una forma molto antica.

Sereroneus: indovino che, secondo lo Pseudo-Plutarco, partecipò alla fondazione di Lugdunum. Il nome resta inspiegato e il personaggio è certamente mitico.

Sétanta: primo, antico nome di Cuchulainn. Lo mantenne fino all'età di cinque anni, cioè finché il druida Cathbad non gli impose il nome Cuchulainn poiché egli aveva ucciso il cane del fabbro Culann. Sétanta è una formazione participi aie fatta su set «strada» (bretone hent): significa il «viandante» e ciò induce a ricordare il ruolo di 'guida' di Ogmios.
V. Christian-J. Guyonvarc'h, Notes d'Étymologie et de Lexicogl'aphie gauloises et celtiques XII. 46. L'anthl'oponyme il'landais Setanta et les Setantii, in «Ogam»

Sìd, plurale sìdhe, irlandese moderno sìdh: nome specifico dell' Altro Mondo. Il significatobase è «pace» (cfr. il gallese heddwch). J.,a f"equenza con cui il termine ricorre e il suo significato secondario «monticello, collina», applicato a numerosissimi toponimi, si spiegano con la concezione irlandese dell' Altro Mondo e con le leggende relative ai Tuatha Dé Danann: da un lato, il sid è sito oltre il mare, ma qualsiasi distesa d'acqua, lago o fiume, conduce a esso. Ciò spiega la ragione per cui, per andare nell' Altro Mondo, bisogna attraversare l'oceano o penetrare nelle profondità di un lago, o perfino di una sorgente (immagini ridotte dell'oceano);
dall'altro lato, dopo essere stati sconfitti dai Goideli, i Tuatha Dé Danann si sono rifugiati sottoterra: quindi il sid è ubicabile anche sotto poggi, tumuli, colline o elevazioni del suolo: ciò spiega il suo significato di «collina». In linea di massima, ogni divinità possiede oppure occupa un sid. In ogni modo, dovunque esso vada localizzato, il sid è un paese meraviglioso in cui gli esseri umani non riescono a giungere con i propri mezzi. Il modo più frequente con cui il sid si manifesta agli umani è dato dall'apparizione di una bansid (inglese banshee) o «donna del sid», la quale viene a cercare un mortale (un uomo, mai una donna) per condurlo al paese dell'eterna giovinezza. I differenti nomi del sid esprimono chiaramente le concezioni celtiche dell' Altro Mondo:
- Mag Me1d «Pianura del Piacere»;
- Mag Mol' «Grande Pianura»;
- Tir na mBéo «Terra dei Viventi»; Tir na mBàn «Terra delle Donne»; Tir na nOg «Terra dei Giovani»;
- Tir Tairngire «Terra di Promessa» (l'ultima denominazione è cristianizzata per analogia con la Terra Promessa degli Ebrei).
Sul nome del Sid v. Christian-J. Guyonvarc'h, Notes d'Étymologie et de Lexicographie gauloises et celtiques XIII. 47. Irlandais SID, gaulois *SEDOS «Siège, demeure des dieux», in «Ogam».

Silures: popolo della Bretagna insulare, sito nella parte occidentale e meridionale del Galles. La loro capitale era, in epoca romana, Venta Silurum (Caerwent nel Monmouthshire).

Sinand (Sinann): nome irlandesè" del fiume Shannon.

Sifir: fiume del Munster, nella grafia anglicizzata Suir.

Siaine: nome irlandese del fiume Slaney, sfociante nel fiume Boyne a nord della località chiamata con lo stesso nome, nella contea di Meath.

Siemain Mide: nome di un luogo importante nella Tain Bo Cualnge: colà si accamparono gli Dlati mentre avanzavano contro l'esercito di Medb. Ma è impossibile localizzarlo in qualche modo. V. Hogan, Onomasticon Goidelicum.

Sliab (nella grafia anglicizzata Slieve) «montagna»: elemento di toponimo frequente nei nomi di luoghi, mitici e reali: Sliab Dallan «Montagna di Dallam>, Sliab Betha «Montagna di Bith», Sliab Fuait «Montagna di Fuat», Sliab Eiblinne «Montagna di Eblenn (Eithne)>>, ecc.

Socht: nome di un ostaggio di Cormac, proprietario di una spada sul possesso della quale sorse una contestazione: in tale circostanza la scrittura fornì falsa testimonianza contro la parola viva. Socht significa «silenzio».

Soscela, letteralmente «buona novella»: nome irlandese, ricalcato sul greco, del Vangelo.

Sorbo: arbusto generalmente confuso, in tutti i testi, con il nocciolo (coll) relativamente a tutte le operazioni magiche dei druidi.

Sovranità: complessa quanto a conseguenze e a implicazioni, la sovranità celtica è semplice per quanto riguarda il suo principio costitutivo, quale esso risulta dalla verifica condotta sui testi mitici, epici e mitologici insulari: il re non è sovrano, ma possiede la sovranità, di cui egli si è impadronito secondo una formula abituale e immutabile. Di natura femminile rispetto al re, la Sovranità, allegoria della terra d'Irlanda, è personificata da una giovane donna avvenente, regina dell'Irlanda o di una provincia, cui il re, per acquisirla, deve pagare un prezzo. Secondo la definizione della regina Medb, il re deve essere «senza paura, senza gelosia, senza avarizia», mentre la regina stessa non è mai «senza un uomo all'ombra di un altro»; infatti, se il re è soggetto al tempo e può essere sostituito, la Sovranità, sempre giovane e sempre vergine, dotata di una fulgida bellezza tentatrice, è tanto eterna quanto lo è il principio che essa rappresenta e incarna. Il re malvagio, il re imprudente, il re avaro o logorato dal potere perde la regaIità, sia morendo sia decadendo. Soltanto gli dèi, padri, fratelli, figli di mariti della Sovranità, sono pienamente sovrani. Infatti la Sovranità è, nella sua essenza, a un tempo unica e duplice. Nei fatti, essa è la totalità dell'autorità spirituale che, mediante il sacerdozio, sovrasta tutto, ma essa è anche il potere temporale, strettamente subordinato all'autorità spirituale. Ciò è riassunto in India dal binomio, espresso al duale, Mitra- Varuna, nel mondo celtico dall'indissociabile solidarietà tra druida e re. In termini funzionali, la Sovranità è nel contempo sacerdozio e guerra.
Ma, se il sacerdozio (cioè il druida) ha il diritto, e talora il dovere, di fare la guerra, il re non può mai accedere al sacerdozio: a lui spetta sollecitare e ricevere i consigli del druida.

Stele funeraria : elemento o parte dei funerali. Sulla stele venivano incisi gli ogam che indicavano il nome del defunto.

Stregone: la parola è talora riferita, con o senza intento peggiorativo, ai druidi: ciò avviene, da un lato, a causa del significato degradato assunto dal nome del druida, draoi, nell'irlandese moderno e nel folklore, dall'altro lato a causa delle numerosissime testimonianze che, pur non fornendo o indicando mai alcunché di attendibile circa le tecniche incantatorie, divinatorie o rituali, provano quanto fossero frequenti le magie. Ma il termine va messo al bando, perché non corrisponde a nessuna delle norme e delle specificazioni celtiche.
Le stregonerie sono conseguenze tardive della decadenza della classe sacerdotale dopo la romanizzazione della Gallia e la cristianizzazione dell'Irlanda.

Sualtam, Sualtach: padre putativo di Cuchulainn. Resta ucciso dal proprio scudo per aver infranto lageis che proibiva agli Ulati di parlare prima del re. Il nome significa «buon tutore».

Suantraige (<<Ritornello del Sonno»): nome simbolico di uno dei tre arpisti di Fraech nel racconto Tain Bo Fraech.
 


T

Tae, Talom, Trog [«Nascita, Terra (?), Parto»]: uno dei tre gruppi di tre coppieri dei Tuatha Dé Danann, secondo quanto narra Cath Maighe Tuireadh.

Tailtiu: figlia di Mag Mor, «re di Spagna», madre adottiva di Lug, moglie di Eochu, ultimo re dei Fir Bolg negli annali leggendari. La parola è connessa con talamh «terra» (equivalente etimologico irlandese del latino teIIus). È una delle personificazioni allegoriche dell'Irlanda; il suo nome sopravvive in quello di Tailtown, nella provincia del Meath, luogo dove ci si riuniva per celebrare la festa di Lugnasad.

Talamh «terra»: V. la voce precedente.

Talismani: cosi sono chiamati, con un termine convenzionale riferibile a tutto l'ambito indoeuropeo, gli oggetti sacri e prodigiosi che costituiscono gli attributi funzionali dei principali dèi fra i Tuatha Dé Danann irlandesi e che fondano concretamente il loro potere divino e sovrano. Essi sono:
la lancia di Lug, la spada di Nuada, il calderone e la mazza del Dagda, la Pietra di FaI.
La lancia di Lug è l'arma infallibile e imparabile del dio supremo (essa gli serve anche e soprattutto per conferire la regalità); la spada di Nuada è il «gladio di luce» simboleggiante il potere regale, di natura guerriera; il calderone del Dagda, prototipo del Graal arturiano, è il simbolo dell'abbondanza, mentre la mazza che da un lato uccide e dall'altro lato resuscita è l'insegna del signore della vita e della morte. La Pietra di Fal, propria di nessuna divinità in particolare, è il simbolo della Sovranità connessa con la terra d'Irlanda.

Taman: così si chiama il poeta appartenente al rango più basso. La parola ha parecchi significati: «tronco di albero», «persona stupida», «corpo senza testa».Quindi può agevolmente riferirsi a un':poeta agli esordi della carriera.

Tara: situata nella provincia del Meath, nel centro simbolico dell'Irlanda, Tara è la capitale del re supremo (ardri), del quale i re delle altre quattro province, Ulster, Connaught, Leinster e Munster, sono i vas salii più o meno consenzienti. A Tara si tenevano, in epoca mitica, le grande assemblee politiche e religiose; là veniva anche organizzato, a intervalli regolari, il «festino di Tara», gloriosa manifestazione che siglava ogni inizio o ogni conferma di un regno. Il nome riproduce la grafia anglicizzata di Temair, genitivo Temrach.Cfr. Druim Chain, Caon Druim.

Tarabara: nome bretone della «Ruota della Fortuna», documentato da alcuni esemplari custoditi in chiese e cappelle: simboleggia l'evoluzione e l'involuzione umane nonché, a un tempo, il configurarsi del caso, poiché la Fortuna è il complesso delle cause seconde mediante le quali Dio governa senza mai esserne coinvolto. Il nome è onomatopeico.

Taranis (<<Tuono»): nome del dio gallico equivalente di Giove, avente come attributo la ruota. Il teonimo significa «tuono» (gallese e bretone tarann) e la divinità gallica è rappresentata, in tutta l'iconografia gallo-romana, da un uomo che tiene in mano la ruota cosmica. V. Françoise LE Roux, Taranis, dieu celtique du Ciel et de l'Orage, in «Ogam».

Tarbfes «festino del toro»: parte del rituale dell'elezione regale descritto dal racconto del Seirglige ConCulaind. Comporta il sacrificio di un toro, ma la parola ha un significato duplice, poiché tarb viene spesso usato in senso metaforico per designare il re.

Tech Duinn (<<Casa di Donn»): luogo dove il mitico capo dei Goideli, Eber Donn, annegò giungendo in Irlanda. Il nome è rimasto a indicare un isolotto a sud di Kenruare Bay, appartenente a un gruppo di tre scogli isolati. La leggenda vuole che tale luogo sia una tappa dei morti lungo il loro viaggio verso l'Altro Mondo.

Tech Midchuarta (<<Casa del Centro», letteralmente «del circuito centrale»): nome dell'edificio nel quale il re d'Irlanda teneva il Festino di Tara. Il nome allude al simbolismo centrale della regalità suprema.

Teilginn (Talcend) (<<il Tonsurato»): soprannome dato a san Patrizio in alcuni testi, non tutti agiografici. La parola ha avuto, in seguito, il significato di «chierico, sacerdote».

Teinm laegda: incantesimo usato dai filid, basato su una tecnica molto affine a quella dell'imbas forosnai, si svolgeva in due tempi:
1) «masticando» il pollice sotto un dente; 2) cantando un breve componimento poetico.
Teinm è nome verbale da teinnid «taglia, mastica, spezza» e laegda è aggettivo derivato da laid «canto». Letteralmente significa «masticazione cantata».

Tempio: esistono templi gallo-romani, ma non v'è alcun tempio celtico di epoca preromana. Il concetto di santuario, tradotto da nemeton, implica soltanto l'esistenza di un luogo sacro - che può essere una foresta - ma non quello di costruzione analoga al templum latino. L'uso della pietra è invalso in Gallia soltanto per effetto dell'influenza classica.

Teologo: s'intende tale parola nel significato etimologico di sacerdote specializzato nello studio della divinità. In teoria la definizione dovrebbe riferirsi a tutti i sacerdoti, ma, nei fatti, essa riguarda soltanto un settore della sfera di attività intellettuale e spirituale dei druidi. Tuttavia non si può affermare che essa costituisca la prova o la traccia di una specializzazione gallica.

Thulé: nome del mitico luogo situato da qualche parte a nord del mondo, laddove si vede il sole di mezzanotte: generalmente gli autori antichi l'hanno localizzato nell'isola più settentrionale delle Shetland, Unst. A parte le lingue classiche (che dovettero prendere a prestito un nome epicorico), il nome è attestato solitamente in antico inglese (Thylé, Thyla, Tile), ma la spiegazione etimologica, la quale non può fare altro che orientarsi verso il celtico, è ardua.

Tigernach Tetbannach mac Luchta: mitico re del Munster menzionato in parecchi racconti, tra cui il Seirglige ConCulaind o Malattia di Cuchulainn. Certo è il significato di Tigernach: «Signore, Sovrano»; quello di Tetbannach pare essere «dai colpi mortali». La variante Tetbuillech è più chiara: «che colpisce furiosamente».

Tigernmas (figlio di Follach) : nome del mitico re che, secondo quanto narrano i frammenti relativi a Mag Slecht, regnava sull'Irlanda pagana. Letteralmente significa «Signore della Morte, figlio di Sovrano».

Tir Da mBan «Terra delle Donne». V. Sid.

Tir Da mBéo «Terra dei Viventi». V. Sid.

Tir Tairngiri «Terra di Promessa». V. Sid.

Tlachtgha: nome di una collina, nella parte della provincia del Meath ricavata dal Munster. Ivi i druidi accendevano il fuoco sacrificale a ogni festa di Beltaine.

Totemismo: dottrina postulante l'esistenza, nella fede religiosa, di progenitori animali dai quali si crede discenda il credente. A onta dei teonimi o degli antroponimi contenenti nomi di animali (matu- «orso», mocco- «cinghiale», ecc.), non esiste traccia alcuna di totemismo nella religione celtica. Tutti i nomi di questo tipo rispecchiano un simbolismo connesso con quello proprio di un particolare animale. V. zoomorfismo.

Tradizione: la tradizione celtica si può definire soltanto come il complesso della spiritualità dei Celti e di tutto quanto da essa dipende anteriormente (e in certi casi posteriormente) alla conversione al cristianesimo. Essa ingloba - al pari dell'autorità spirituale di cui essa è il fondamento - tutti gli aspetti dei rapporti tra l'uomo e il divino, nonché tutta l'organizzazione, umana e sovrumana, del cosmo. A questo titolo, essa non ammette distinzione alcuna tra il sacro e il profano né, essendo perfetta per definizione, soggiace all'evoluzione della vita umana. In tal senso si può paragonare esattamente al brahmanesimo, con la differenza che i testi celtici non ci offrono nessun equivalente dei Brahmana o delle Upanishad, e che la tradizione celtica non è più una tradizione viva. Tuttavia conserva intatta la propria valenza didattica.

Trasmigrazione: nel preciso significato di «passaggio di un'anima da un corpo entro un altro corpo». La parola è sinonimo di metempsicosi.

Trasmissione: i testi irlandesi, ricopiati a partire dall'alto Medio Evo a opera dei monaci degli scriptoria, ci assicurano la trasmissione della tradizione celtica in quanto materia 'morta'. Tuttavia i monaci non l'hanno considerata una tradizione - non potevano più intenderla come tale -, ma come il coerente complesso di una storia nazionale dell'Irlanda oppure, all'occasione, come una serie di finzioni poetiche. Ciò spiega l'assenza di qualsiasi ostilità da parte del cristianesimo celtico nei confronti della religione precristiana, considerata una sorta di storia paragonabile a quella dell' Antico Testamento. La storicizzazione degli dèi è avvenuta soltanto pro forma e i molteplici conflitti tra druidi e santi sono unicamente giustificazioni agiografiche fittizie e tardive.

Tre Dèi: i «tre dèi» sono, nel pantheon irlandese, il dio supremo, che sfugge a ogni classificazione, Lug e i suoi due «fratelli», il dio-druida Dagda e il dio-campione Ogme. Il primo trascende le tre funzioni sociali e cosmiche, gli altri due sono le due 'facce' opposte e complementari della grande divinità sovrana equivalente o corrispondente al binomio vedico Mitra-Varuna. Simboleggiano anche la totalità del mondo visibile, chiaro e scuro, buono e malvagio, celeste, terrestre e infero. V. Tuatha Dé Danann.

Tre Dèi di Dana : sono i tre figli di Tuireann, Brian, Iuchar e Iucharba, i quali potrebbero venire scambiati per la triplicazione di un unico personaggio mitico, Brian, il quale è rivale e avversario di Lug, pur essendone parente. Nel racconto della Morte dei Figli di Tuireann i tre fratelli uccidono il padre di Lug, Cian e, come risarcimento per indennizzare tale assassinio, portano a Lug i molteplici oggetti prodigiosi che serviranno a vincere la battaglia di Moytura contro i Fomoire. Muoiono, spossati, al termine della ricerca. V. i Textes mythologiques irlandais Il l, pp. 105-143.

Trefuilngid Treochair: epiclesi quasi certa di Lug nel racconto della Fondazione del Dominio di Tara. Il significato più verosimile è «Demiurgo dal Gran Trinciante».

Tre giorni: unità cronologica e misura temporale della festa di Samain (generalmente tre giorni prima della festa, il giorno stesso della festa e tre giorni dopo la festa); va connessa con l'espressione presente nel calendario di Coligny TRINOUX(TION) SAMON(I) SINDIU(OS) «i tre giorni di Samain (cominciano) oggi». [V. Françoise Le Roux, Le calendrier gaulois de Coligny (Ain) et la fète irlandaise de Samain (Samonios), in «Ogam» 9, 1957, pp. 337-342].

Tribù: traduzione generalmente impostasi - e inesatta - dell'irlandese tuath che, originato da un tema *touta- «gente, popolo» (cfr. gallese e bretone tud «gente»), designa a un tempo una suddivisione territoriale e coloro che vi risiedono: per esempio, Ulad è nel con-

Tempo l' «Ulster» e gli «abitanti dell'Ulster»: S'impone il confronto con i pagi gallici, suddivisioni di civitates descritte o enumerate da Cesare; pertanto è lecito tradurlo «cantone».

Tripartizione: organizzazione che, nell'ideologia religiosa indoeuropea definita anzitutto dagli studi di Georges Dumézil, suddivide gli dèi e l'umanità in classi cui sono ascritte tre funzioni, comprendenti ogni forma possibile di attività:
Prima Classe Sacerdotale: funzione religiosa, amministrazione del sacro;
Seconda Classe Guerriera: guerra, magia;
Terza Classe Produttrice: artigianato, agricoltura, allevamento, pace, voluttà, abbondanza.
Le classi (cristallizzate in «caste») e le funzioni sono descritte esplicitamente in India da Manavadharmashastra (<<Leggi di Manu»), che ne propongono lo schema seguente: Brahmani sacerdoti, Kshattriya : guerrieri, Vaishya : mercanti.
Una quarta casta, priva di funzione, è quella degli Shildra; i Paria sono senza casta per indegnità.
Tale organizzazione trova riscontro, implicitamente e con grande chiarezza, nel mondo celtico in Irlanda e in Gallia (in base alle indicazioni sociologiche date da Cesare):
druides druid sacerdoti, equites flaith guerrieri, plebs bo-aire proprietari di bestiame. La prima classe sacerdotale organizza e controlla le attività svolte dalle altre due. V. classe, funzione.

Tuan mac Cairill (<<figlio di Cairell»): uomo e druida primordiale che, attraverso successive metempsicosi, visse dal diluvio fino all'epoca di san Finnian, uno dei successori di san Patrizio, allo scopo di trasmettere, come Pintan, la conoscenza della storia dell'Irlanda.
Dopo aver assunto la forma di svariati animali e, da ultimo, quella di un salmone, egli rinacque in forma umana, quale indovino (druida), figlio di un re e di una regina che aveva mangiato la carne del salmone, 'animale di scienza e di profezia.

Tuas: avverbio e aggettivo irlandese significante «alto» e «sud», opposto a tuath significante «basso» e «nord».

Tuath (<<cantone»): unità-base delle circoscrizioni amministrative irlandesi, il suo nome indica a un tempo il territorio e le persone che vi abitano. V. tribù.

Tuatha Dé Danann (<<Stirpe della Dea Dana»): denominazione globale degli dèi dell'Irlanda quali essi sono descritti dal Cath Maighe Tuireadh. Lo schema deducibile dal racconto irlandese corrisponde esattamente a quello fornito da Cesare nel De Bello Gallico:
Mercurio (<<dio di tutte le arti»):
Lug Samildanach (<<abile in molte tecniche»), dio estraneo a ogni classificazione e a ogni funzione perché le trascende tutte.
Prima funzione sacerdotale: Giove (<<governa l'impero celeste»): Dagda, dio-druida, dio dell'amicizia e dei contratti, dio della scienza e signore degli elementi.
Seconda funzione guerriera: Marte (<<governa le guerre»): l) al livello della magia guerriera: Ogme, dio che lega, signore della guerra, della magia, della scrittura e dell'eloquenza; 2) al livello della regalità dispensatrice ed equilibratrice: Nuada, re squalificato da una mutilazione e ristabilito nelle sue funzioni grazie a un braccio d'argento applicatogli come protesi.
Terza funzione artigianale: nessun nome presso Cesare; in Irlanda: - Goibniu, fabbro, - Credne, bronziere, - Luchta, carpentiere.
Nessun nome riguarda l'agricoltura. Partecipano delle tre funzioni: Apollo (<<scaccia le malattie»): l) nel suo aspetto di medico, Diancecht e i suoi figli, Airmed, Miach, Oirmiach. 2) nel suo aspetto di giovane: Mac Oc e Oengus, figlio del Dagda.
Divinità femminile unica, madre, moglie, sorella, figlia di tutti gli dèi: Minerva (<<insegna i rudimenti di tutte le arti»): compare con parecchi nomi in Irlanda:
- Brigit, figlia del Dagda, dea dei poeti, dei fabbri e dei medici;
- Étain (Eithne): regina d'Irlanda e madre di tutti gli dèi;
- Boand (il fiume Boyne): moglie di Elcmar (Ogme) e amante del Dagda, madre del Mac Oc.

Tuathal Techtmar: re leggendario, fondatore del regno del Meath o di un regno nel Leinster settentrionale. Il nome presuppone una forma antica *teuto-valo-s «capo del popolo» e techtmar viene inteso «che proviene dal mare» o «grande viaggiatore».

Tuireann: padre dei «tre dèi» primordiali, nemici di Lug, Brian, Iuchar e Iucharba, protagonisti del racconto intitolato 'Oidhe Chloinne Tuireann o Morte dei Figli di Tuireann. Nella lessicografia irlandese esistono tre tuirenn: «frumento» «compagnia, truppa» «truciolo, residuo di metallo». La forma non può essere dissociata da Tuirill Piccreo, Biccreo, Bigrenn, Bricrenn, B(r)iccreo, probabili varianti o alterazioni di brecc «screziato» (come il nome di Bricriu).

Tul Tuindi (<<Collina delle Onde»): toponimo mitico designante il luogo dove dormì Fintan, trasportato dalle onde, per tutto il tempo del diluvio. Esiste un Tul Tuindi: è una collina che si erge sopra lo Shannon a Limerick, secondo HOGAN, Onomasticon Goidelicum, p. 658a.

Twrch Trwyth: cinghiale prodigioso, invano cacciato da Artù, che, nel racconto gallese di Kulhwch e Olwen, porta i talismani più preziosi, indispensabili affinché l'eroe si sposi. Corrisponde all'irlandese Torc o Orc Treith, che può essere inteso «cinghiale sovrano». L'irlandese triath significa a un tempo «capo, sovrano», «cinghiale» e «onda». Ciò corrisponde al simbolismo sacerdotale del cinghiale. In gallese ci si aspetterebbe trwyt o trwyd.
 


U

Uaitbne (<<Armonia»): a un tempo nome dell'arpa e dell'arpista del Dagda. Tuttavia la parola ha parecchi significati: «legno, pilastro» «fatica, lavoro» «sutura» «giunzione, unione, concordanza» «accordo musicale, armonia». Le divergenze esistenti tra i vari significati devono essere frutto di successivi usi metaforici.

Uccelli: i principali uccelli della leggenda celtica sono:
- il cigno (che serve alle temporanee metamorfosi delle messaggere dell'Altro Mondo);
- il corvo, messaggero di Lug e aspetto abituale della Bodb (<<Cornacchia») o dea della guerra;
- il regolo, il «druida degli uccelli».

Ucuetis: teonimo gallico, nome di una divinità femminile, attestata al dativo Ucuete e all'accusativo Uc(u)etin nell'iscrizione gallica di Alise-Sainte-Reine. Il termine non è noto altrimenti ed è impossibile proporre un'etimologia certa.

Uile-icéadb «panacea»: nome gaelico del vischio, corrispondente alla traduzione latina, proposta da Plinio (omnia sanantem) allorché egli descrive la raccolta di tale pianta, di una parola gallica che non viene da lui citata, ma che si riferiva, al pari dell'equivalente termine insulare, alla pianta, designata in rapporto alle sue funzioni terapeutiche. La parola, che è già un sostituto, non è stata conservata in britannico; ciò sta a indicare la scomparsa di un vocabolo religioso. V. vischio.

Uisnecb: collina sita in quella parte del Connaught che venne inglobata nella provincia centrale del Meath, nella grafia anglicizzata Usney q Usnagh Hill.

Ulad «Ulster». V. provincia.

Uomini d'arte (irlandese aes dana): espressione con cui i testi designano globalmente tutti coloro i quali, qualunque siano la loro classe e la loro funzione, detengono una tecnica professionale. A questo titolo un fabbro può venire occasionalmente qualificato come «dottore» o persino come «druida», esattamente come un poeta o come uno storico: l'Irlanda non associa alcuna sfumatura peggiorativa all'esercizio di una professione manuale. L'espressione è qualificativa, non classificatoria.

Uomo primordiale: l'espressione si riferisce a un antenato o a un archetipo che, in ciò analogamente ai patriarchi biblici, è il capostipite di una stirpe, di un popolo o di una classe sociale. Pertanto gli uomini primordiali dell'Irlanda sono, nella storia leggendaria, i fondatori-progenitori di un'etnia (Partholon, Nemed, Eber, Donn, ecc.), i primi druidi e, in particolare, coloro i quali, incaricati di una missione divina (Fintan, Tuan mac Cairill), hanno reso possibile tramandare il sapere originario. In un certo senso, in rapporto al resto dell'umanità, ogni druida è anche un uomo primordiale, giacché egli partecipa alla creazione e alla continuità del cosmo.

Uovo di serpente v. ovum anguinum.

 


V

Vate: forma italiana e francese (vate), di origine erudita, derivante dal latino vatis, a sua volta di origine gallica e corrispondente all'irlandese fiiith e al gallese gwawd. Il significato del latino è sufficiente a evidenziarne l'origine celtica: «indovino, indovina; profeta, profetessa; oracolo e, dal momento che le profezie generalmente erano in versi, poeta» (ERNOUT-MEILLET, Dictionnaire étymologique de la langue latine, ediz. 1959, p. 715a).
La traslitterazione greca oM'mç ha dato origine a due cacografie, eubages, euhages , usate soprattutto da Timagene, il cui testo è tràdito, in traduzione latina, da Ammiano Marcellino. La parola non è rimasta in bretone. Deriva da una radice *uat- «essere ispirato, posseduto, gonfiarsi di collera» che ha dato origine, anche, in germanico, al nome di Wotan (scandinavo Odhinn) e del «furore» (tedesco Wut). V. le appendici.

Velleda: profetessa dei Brutteri secondo Tacito. Benché di nazionalità germanica, essa ha un nome celtico connesso con quello dei filid irlandesi. V. le appendici.

Verme: stato infinitesimale dell'esistenza, cui fa ritorno Étain trasformata da Fuamnach: dopo di che Étain sarà costretta ad assumere forma umana prima di poter ritornare nell'Altro Mondo assieme allo sposo, il dio Midir. Alcuni eroi o re (Conall Cernach, Conchobar) nascono con un verme in ciascuna mano: ciò prova che il motivo non era più inteso chiaramente. Il verme, ingerito assieme a una bevanda, è sempre il punto di inizio o la causa di un concepimento per via orale. V. cuil.

Ver sacrum «primavera sacra»: espressione latina del lessico religioso, usata impropriamente, in mancanza di meglio, per designare le due spedizioni intraprese simultaneamente da Belloveso e da Segoveso, i due nipoti dell'imperatore gallico Ambigato, alla volta della Gallia cisalpina e della selva Ercinia. Il ver sacrum latino presuppone l'espiazione di una colpa o l'adempimento di un voto nazionale formulato in seguito a una qualsivoglia calamità, non l' 'emigrazione forzata' del surplus di popolazione, frutto di un lungo periodo di prosperità. Per l'esattezza, esso era l'offerta agli dèi di tutto quanto era nato in primavera:
frutti, animali e figli.

Vercingetorix: capo arverno, figlio di Celtillo e organizzatore della grande rivolta gallica conc1usasi nel 52 a.C. con il disastro di Alesia. Il nome è composto dal prefisso accrescitivo vero, dal tema cingeto- «guerriero» e dal sostantivo suffissato -rix «re». Quindi il significato è perspicuo: «re dei grandi guerrieri».

Vergobretus: suprema magistratura degli Edui, attribuita a un titolare eletto per un anno sotto il controllo dei druidi: costui aveva diritto di vita e di morte sui propri amministrati. È una delle rarissime parole galliche usate da Cesare nel De Bello Gallico; a causa di una frase poco chiara, essa è stata intesa come il nome proprio di un unico titolare, mentre invece essa indica, a un tempo, la carica e il titolare di quest'ultima. È composta da un tema *vergo-, da cui deriva anche l'irlandese ferg «collera», e da bretu-, il «giudizio».

Vidu-: tema del nome indicante l'«albero», il «legno» e la «foresta»: antico irlandese fid, gallese gwydd, bretone gwez. Vi è omonimia quasi perfetta con i termini goidelici e britannici designanti il «sapere» (irlandese feto, gallese gwydd, bretone gouez). Vidu- è attestato nella toponimia continentale in formazioni quali Vidu-briga, donde Vobridium, Vouvray, o Viducasses, nome di un popolo stanziato nel Calvados. V. tale parola.

Viducasses: popolo gallico stanziato nel Calvados e più o meno confuso con i Baiocasses. Il loro nome significa «(coloro che sono) belli per il legno». È sopravvissuto nel nome della loro capitale, Vieux (Calvados), V. vidu-.

Virotutis: epic1esi gallica di «Apollo», variante di Virotoutis, significa <<uomo della nazione»: touta è l'equivalente continentale della tuath irlandese. V. Christian-J. GUYONV ARC'H, Notes d'Étymologie et de Lexicographie gauloises et ceItiques XXIV. 103. Apollon VIROTVTIS, irlandais tuath et tuas, breton tus, ga1Jois et breton tud, in «Ogam».

Viso: parte del corpo colpita e resa deforme dalla satira dei filid. Generalmente si formavano tre foruncoli (<<Vergogna», «Macchia» e «Bruttezza») che causavano la deformità, rendevano inabili a esercitare la funzione regale e spingevano alla disperazione e alla morte. Vi è una quasi perfetta sinonimia tra il «prezzo del viso» e il «prezzo dell'onore» in tutta la lessicografia irlandese.

Vischio: pianta medicinale dai molteplici usi. La sua raccolta è documentata da Plinio, nell'ambito della descrizione dell'antico rito di intronizzazione regale, di cui in Gallia sopravvive soltanto, come momento essenziale, il sacrificio dei tori. La traduzione latina, unica citata da Plinio, omnia sanantem (<<panacea»), corrisponde alla denominazione irlandese, o1J-icad. Non è formalmente documentato l'uso del vischio presso i Celti insulari, ma sicuramente esso venne utilizzato.

Vittima (sacrificale): la letteratura irlandese contiene tracce del sacrificio del cavallo e del toro soltanto nella sezione relativa al rituale dell'elezione regale a noi nota. Quanto alla Gallia, è documentata l'esistenza della pratica del sacrificio del toro in occasione della raccolta·del vischio; inoltre gli autori antichi le imputano innumerevoli sacrifici umani. Ma l'uomo rappresenta la vittima sacrificale di rango più elevato, nonché quella più raramente, per forza di cose, sacrificata. Si ignora se il celtico operasse la medesima distinzione fatta dal latino tra victima e hostia. V. sacrificio..

Vocontii (Voconzi): popolo della Gallià'<Narbonense stanziato, approssimativamente, in un territorio corrispondente agli attuali dipartimenti dell'lsère e della Dròme, a nord della Durance, tra le Alpi Marittime e il Rodano. La loro capitale era Vasio, diventata Vaison-la-Romaine. Il loro nome è connesso da DOTTIN, nel suo glossario La langue gauloise, con il bretone ugent «venti», ma tale interpretazione resta puramente ipotetica.

Vortigern, forme più recenti Guorthigern, Guorthigirn (<<Grande Sovrano»): nome del principe britannico che governava la Gran Bretagna quando ebbero luogo le prime invasioni sassoni. Ma tutto quanto è noto di tale personaggio, tranne il suo nome, risulta più leggendario che storico: ciò vale soprattutto per l'episodio del banchetto durante il quale i capi sassoni Hengist e Horsa fecero assassinare a tradimento i principi britannici. Vortigern è noto anche per i suoi rapporti con Merlino.
 


Y

Yder: eroe gallese, figlio di Nutt (Nudd). In un episodio della letteratura arturiana, egli viene colpito da una malattia (guarita da tre medici irlandesi) che lo rende deforme, senza testa e senza volto, com'era l'irlandese Morann appena nacque.


Z

Zoomorfismo: talora si ascrivono ai Cehi culti di divinità zoomorfe: orso, cavallo, ariete, corvo, ecc. Ciò accade perché l'iconografia continentale rappresenta spesso, in epoca galloromana, figure animali oppure perché i teonimi che le designano sono costruiti su temi di nomi di animali: artos «orso», epos «cavallo, mokko- «porco», ecc. Ma l'animale, al pari del vegetale (per esempio la quercia nel caso dei druidi), è unicamente il supporto del simbolismo religioso. Esso non è mai il fondamento o l'essenza della religione. Nel caso dei Celti, totemismo e zoolatria rispecchiano interpretazioni erronee dello zoomorfismo.