***Stanziamenti celtici: «oppida»,
villaggi e fattorie***
Le cittą sorgevano sui bordi delle vie di comunicazione e, per quanto riguarda i
Celti (anche se non si puņ parlare di vere cittą), esse erano prettamente
edificate per ragioni commerciali e di difesa del re, della nobiltą o
dell'intera tribł in caso di pericolo. Infatti gli stanziamenti celtici
prevedevano perlopił villaggi di case sparse protette da semplici palizzate o
riunite su un'altura fortificata e difesa da fossati e mura tali da formare i
famosi oppida citati da Cesare (dłn - dunum in lingua celtica) e
solo dopo la conquista romana comparvero i primi agglomerati urbani sul
territorio celtico continentale.
In effetti non esiste alcuna parola celtica che indichi la «cittą», termine che
verrą preso dal latino in seguito alla costruzione delle urbs romane.
L'irlandese possiede il termine baile che significa «villaggio» (Baile
Ath Cliath = Dublino) e lo stesso senso hanno i termini tref
(gallese) e kčr-kaer (bretone).
Le Isole Britanniche conobbero un' organizzazione stanziale dei vari tuąth:
si prediligevano le fattorie abitate da gruppi di famiglie imparentate fra loro
che facevano riferimento, soprattutto in caso di guerra subita o provocata a un
villaggio fortificato posto su un luogo elevato o di difficile accesso (il
dun-dunum).
E dalla metą del III secolo a.c. in poi che si conoscono i luoghi fortificati
identificati con il nome di oppida, generalmente costruiti sulla sommitą
di una collina e difesi da una serie di fossati profondi anche tre metri, dal
famoso murus gallicus, un bastione costituito all'esterno da un muro di pietra a
secco che rivestiva una struttura interna di pali di legno formanti una gabbia
riempita da pietrisco. Questo particolare sistema di costruzione permetteva una
difesa proficua dal fuoco e dai colpi d'ariete degli assalitori. Una porta
rientrante fiancheggiata sui due lati da altrettanti murus immetteva all'interno
della cittą.
Gli oppida conobbero notevole fortuna e impiego
durante il II secolo a.c., quando le invasioni dei Cimbri e dei Teutoni si
fecero pił pressanti e buona parte della popolazione celtica abbandonņ gli
stanziamenti rurali per rifugiarsi tra le mura solide delle fortificazioni. La
guerra portata in Gallia e condotta da Giulio Cesare conobbe l'importanza
strategica di questi oppida (Avaricum, Bibracte) e presso uno di essi, Alesia,
si spense l'ultima grande difesa celtica continentale guidata dal capo degli
Arverni Vercingetorige, l'unico a essere riuscito a unire molti tuąth
contro l'invasione dei Romani.
La casa celtica era essenzialmente costruita in legno, in tempi pił recenti con
una base in pietra, ma in genere nessuna veniva edificata utilizzando solo la
pietra, soprattutto per quanto riguarda le pareti. Secondo i nostri schemi
abitativi la casa celtica si potrebbe definire pił una capanna che una casa nel
senso stretto del termine, la cui struttura portante era in legno, a cui
venivano «agganciate» tramite incastri le pareti costituite o da tavole di legno
sovrapposte o da intrecci di rami. Le abitazioni celtiche continentali pił
antiche erano rotonde, ma la maggioranza di quelle rinvenute risalenti a epoche
pił recenti hanno generalmente forma rettangolare e le pił elaborate fra esse
presentano una struttura interna formata da pali lignei disposti a rettangolo a
cui ne veniva aggiunta un'altra esterna che dava la forma di un'ellisse.
Molte case, soprattutto nelle Isole Britanniche, hanno una struttura rotonda
solitamente costituita da due serie di pali disposti a cerchi concentrici: bassi
all'esterno, pił alti all'interno. Il pavimento della casa era in terra battuta
e di solito veniva coperto con delle stuoie di giunchi intrecciati o con pelli
di animali su cui i Celti si sedevano a gambe incrociate. A volte adoperavano
delle basse panchette di legno e i tavoli su cui posavano le vivande erano
anch'essi molto bassi, ricordando in parte i tavolini delle abitazioni
giapponesi. Un focolare, posto al centro o in un angolo della casa, serviva per
la preparazione del cibo e per il riscaldamento.