***Poesie, leggende e storie dei Filid d'Irlanda***

La narrazione orale e la memoria dei Filid furono i veicoli che permisero alla tradizione storica e spirituale celtica di valicare gli abissi dei secoli e trasmettere il sapere «vivente» per millenni. Il potere «della parola» era ben conosciuto e utilizzato e si distingueva nettamente da quello «della lettera». Si riteneva che il sapere non scritto, pur rimanendo fedele alle linee essenziali della tradizione, avesse il pregio di crescere ed evolversi con lo sviluppo dell'individuo e della società. Al contrario, il sapere scritto veniva considerato <<lettera morta», utilizzabile solo in alcuni casi legati alla funzione magica della scrittura.
L'insegnamento, perciò, avveniva direttamente da maestro ad allievo, senza mediazioni, e prevedeva, oltre all'apprendimento e alla spiegazione da parte dell'insegnante dei vari significati delle narrazioni, anche lo sviluppo interiore del discepolo che lo rendeva capace di comprendere il senso intrinseco dei racconti e di utilizzarli per il proprio sviluppo spirituale.
Le nozioni apprese, quindi, <<lavoravano» nel mondo interiore dell'individuo grazie alla stimolazione particolare dell'intuizione, effettuata tramite racconti e leggende, e il risultato ottenuto era un insegnamento realmente «esoterico», nel vero senso della parola, in grado, cioè, di far scaturire la diretta conoscenza e saggezza spirituale come «un'illuminazione» improvvisa, inaspettata, frutto però di un costante impegno.
Propongo quindi di considerare le leggende celtiche non solo come dei semplici racconti aventi il compito di tramandare le storie di imprese e avvenimenti, oltre che di allietare gli ascoltatori, ma anche e soprattutto nell'ulteriore funzione di «contenitori» di sapienza che permettevano, a coloro che ne avevano le chiavi, di accedere ai mondi interiori, i cosiddetti mondi spirituali, e di fame esperienza. Purtroppo molti di tali racconti sono andati perduti per sempre per l'opera troppo zelante dei monaci cristiani, mentre altri sono sopravvissuti al passare dei secoli celandosi sotto forma di semplici storielle nel folklore dei popoli europei o anche pervenendo fino a noi grazie alla trascrizione di quegli stessi monaci la cui cultura religiosa decretò in qualche modo la fine dell' epoca celtica tradizionale europea.
Con l'avvento del Cristianesimo in Irlanda molti Filid entrarono a far parte dei nuovi ordini religiosi e spesso, non essendo più soggetti al divieto di «fermare nel tempo» le loro conoscenze tramite la scrittura, iniziarono a trascrivere la tradizione orale. Ricordiamo che, in ogni caso, molte cose furono modificate per adattarsi ai canoni della nuova religione e alcune cancellate, ma altre, magari proprio per il loro carattere <<leggendario» si sono salvate e sono giunte fino a noi.
Un'altra cosa da tenere in debita considerazione è il fatto che il Cristianesimo e la Sacra Scrittura divennero i sistemi concettuali e religiosi di base, ai quali ogni conoscenza, avvenimento o personaggio precedenti dovettero fare riferimento oppure soccombere. Il calcolo del tempo per giustificare le invasioni d'Irlanda ebbe così come punto centrale il momento del Diluvio; gli individui importanti vantarono parentele con personaggi biblici (mentre altri si trasformarono in pagani dediti al culto degli idoli e del male) e l' Altromondo celtico si trasformò in un aldilà di ispirazione cristiana.


Durante i primi anni del medioevo, l'Irlanda fu la culla nella quale si sviluppò una notevole forma di Cristianesimo, molto spirituale, che entro spesso m contrasto con quello più materialista della Chiesa di Roma. Le strade d'Europa vennero percorse da gruppi di preparati monaci Irlandesi fra il VII e il IX secolo che portarono le bellissime miniature in vari monasteri e, oltre a queste, diverse conoscenze druidiche mescolate con il messaggio del Maestro Gesù.
I versi dei poemi druidici che un tempo risuonavano e si intrecciavano durante le feste dell'anno celtico, non sarebbero più stati declamati. Però quegli stessi versi formavano la base culturale che si esprimeva nel motivi floreali e negli animali tipici dell' arte dei Celti, disegni che per la loro eleganza e complessità vennero riportati in manoscritti e librini in pergamena della cristianità per adornarne le ricche pagine e antiche gesta degli eroi, le battaglie, i rituali, gli dèi e la società celtica fecero capolino da storie e leggende quasi dimenticate e divenute mitiche.
Naturalmente non tutti i manoscritti sono stati letti e tradotti. Uno studioso ha infatti calcolato che si potrebbero ancora riempire 20.000 pagine stampate attingendo solo ai grandi manoscritti su pergamena conservati a Dublino, e che sono i manoscritti redatti fra l'XI e il XVI secolo a risultare i più interessanti.
Abbiamo già citato i manoscritti utilizzati e utilizzabili per lo studio della tradizione celtica, ma vorremmo qui aggiungere qualche ulteriore informazione a riguardo.
Ricordiamo l'importanza del Leabhar na hUidre (Libro della mucca bruna), il cui nome deriva dalla pelle dell'animale sul quale è stato redatto. Vi sono contenuti i più famosi racconti d'argomento mitico ed epico come la parte iniziale della «Razzia del bestiame del Cuailnge» e alcuni testi come «Tuan figlio di Cairell», «Il corteggiamento di Etain», «L'ebbrezza degli Ulati», «La navigazione della barca di Mael Duin», «La distruzione dell'Ostello di Da Derga», «L'avventura di Connla», le «Storie di Mongan», «Le cause della battaglia di Cnucha». Il Leabhar na hUidre fu compilato intorno agli inizi del XII seéolo a Clonmacnoise mentre il Leabhar Laignech (Libro di Leinster, chiamato in origine Leabh~r na Nuachonghbala) risale alla fine del XII secolo (contiene la versione completa della «Razzia del bestiame di Cuailnge», testi relativi a Cù Chulainn e al «Ciclo dell'Ulster» quali «La razzia della mandria di Froech», «La storia del maiale di Mac Datho» e «L'esilio dei figli di Usnech»).
Importante è anche ricordare il manoscritto antico chiamato Rawlinson B. 502, conservato a Oxford, compilato fra l'XI e il XII secolo, che contiene materiali storici, trattati legali, il Dindsenchas (Storie dei nomi di luogo) e il famoso Glossario di Cormac, una sorta di enciclopedia risalente all'incirca al X secolo.
Sono invece del XIV secolo il Libro di Ballymote e il Libro Giallo di Lecan, dentro il libro di Fermoy è del XV secolo e il manoscritto Egerton 1782 è dell'inizio del XVI secolo. Fra le centinaia di manoscritti su pergamena che ci sono pervenuti e che ci hanno permesso di ricostruire almeno approssimativamente, le tradizioni celtiche, è bene ricordare che quasi tutti i racconti più importanti si trovano come minimo in due o tre versioni, anche se a volte presentano notevoli differenze, complici manoscritti risalenti a epoche diverse.


Notevole è il famoso Leabhar Gabhétla Éirinn (Libro delle Conquiste d'Irlanda), già citato in precedenza, compilato tra l'XI e il XII secolo e conservato in otto manoscritti tra i quali il Leabhar Buidhe Lecain (metà del XII secolo), il Libro Giallo di Lecan (fine del XIV secolo), il Libro di Ballymote (XIV secolo) e il Libro di Fermoy (XV secolo).
Nel Libro Rosso di Hergest e nel Libro Bianco di Rhydderch, risalenti al XIV secolo, sono conservate le memorie della mitologia e delle tradizioni gallesi, oggi conosciuti con il nome di Mabinogion.
I racconti irlandesi che ci hanno restituito con una certa precisione notizie utili per comprendere la tradizione celtica sono stati classificati secondo diversi «cicli» che ne descrivono il contenuto: 1) il Ciclo mitologico, 2) il Ciclo dell'Ulster, 3) il Ciclo di Finn e 4) il Ciclo storico o dei re.
1) Ciclo mitologico: comprende le leggende sulla formazione del paesaggio d'Irlanda e le tradizioni relative ai primi mitici abitanti che attraverso le successive invasioni hanno colonizzato !'isola. Narra soprattutto degli dèi giunti dal nord del mondo, i Tuatha Dé Danann, e delle loro imprese. Sono leggende di magia, incantesimi e metamorfosi che hanno come sfondo soprattutto la provincia irlandese del Meath.
2) Ciclo dell'Ulster: è soprattutto la celebrazione delle imprese del sovrano di quella provincia, Conor Mac Nessa (talvolta conosciuto con il nome di Conchobar Mac Nessa), e dei guerrieri dell'Ulster, tra i quali spicca la figura dell' eroe Cù Chulainn. Le descrizioni della vita dei personaggi coinvolti nei racconti sembrano mostrare una società simile a quella dei Celti di Gallia narrata dagli autori classici. Se nel ciclo precedente si parlava soprattutto di dèi e di magia, in questo i protagonisti sono gli uomini con le loro espressioni quali onore, coraggio, lealtà, guerra. Luoghi dove si svolgono le azioni sono la provincia dell'Ulster e la fortezza di Emain Macha, oltre che la provincia del Connaught dove governano la regina Medb e re Ailill.
3) Ciclo di Finn: è la storia dell'eroe Finn Mac Cumhaill (anche conosciuto come Finn o Fionn Mac Cool) e dei suoi guerrieri, i Fianna. Si pensa che le loro figure siano state prese come esempio dai menestrelli medievali per fornire i tratti ai quali si ispirarono i cavalieri dell'epoca. I Fianna non vivono al chiuso delle corti reali, ma compiono numerose imprese riunendosi attorno a un capo, condividendo lo spirito di gruppo e una vita errabonda tra i boschi d'Irlanda, pescando e cacciando per procurarsi il necessario. I luoghi che fanno da sfondo alle loro azioni sono le province meridionali del Leinster e del Munster.
4) Ciclo storico o dei re: sono più che altro successioni dinastiche e avvenimenti delle varie case regnanti. Vi sono contenute le indicazioni sul ruolo regale e i modi di acquisizione della sovranità, le storie dei re supremi e dei re minori che si succedettero fra il III e il VII secolo d.C., a volte mescolando, come è abitudine celtica, il mondo reale e quello irreale, il mondo del Sidhe.